Il gruppo pop rock irlandese ha scelto Milano come ultima tappa del tour, e il concerto al Fabrique è stato un tributo all’intera carriera della band
I The Script ieri sera hanno colorato di verde il Fabrique e sono entrati nella Hall of Fame del locale guadagnandosi di diritto un posto con la loro esibizione. Non era la prima volta che la band si esibiva a Milano, ma questa volta la serata ha avuto un sapore diverso. Specialmente perché si è trattato dell’ultima tappa in assoluto del tour, che ha visto i The Script esibirsi in 20 date per promuovere il loro nuovo album Satellites.
Ma questo non è stato l’unico elemento differenziante della serata, infatti la band ha subito una grave perdita nel 2023: la morte del chitarrista Mark Sheehan a soli 46 anni, e il frontman Danny O’Donoghue ha voluto ricordarlo prima di esibirsi con If You Could See Me Now, dedicandola all’amico e compagno del gruppo.
Ma ripercorriamo le tappe della serata cominciando dall’inizio, perché credeteci se vi diciamo che è impossibile non parlare di Tom Walker e del suo concerto di apertura, che ha decisamente fatto scaldare la voce al pubblico in attesa dei The Script.
Tom Walker lascia una luce accesa per tutti noi
Forse lo conoscerete per il famoso singolo Leave a Light On, uscito nel 2017, che ha raggiunto record di ascolti, ma quello che non sapete è che Tom Walker ha la capacità di incendiarvi l’animo attraverso la sua voce graffiante e potente, la stessa che dal vivo riesce a vibrare nella cassa toracica di chi ascolta e scaldare dall’interno l’anima.
Ha aperto le danze con Not Giving In e fin da subito è stato chiaro che la sua performance aveva tutte le carte in regola per essere una vera e propria esibizione live alla pari di quella principale dei The Script.
Musicista completo, voce incredibile e penna convincente, Tom Walker ha conquistato il pubblico del Fabrique già dalla prima strofa. Con You and I, dedicata alla moglie lontana, ci ha fatti sciogliere, per poi farci urlare tutta la nostra rabbia insieme a lui con il brano Burn.
A concludere il suo concerto di apertura è stata Leave a light on, ovvero la canzone che ha decretato il suo successo e che ricorda che una luce accesa da qualche parte, anche quando la vita si fa troppo buia, esiste per tutti. Qualcuno la lascia accesa per noi, per guidarci e riportarci a casa, basta solo saperla vedere.
The Script: il sapore nostalgico della fine del tour
Danny O’Donoghue è salito sul palco con quello che possiamo definire un mantello luccicante, trasformandosi nel supereroe di cui canta e snocciolando alcuni dei più memorabili successi della band irlandese. Ha cominciato con You Won’t Feel a Thing, per poi proseguire con Superheroes, Rain e Both ways.
Ma i momenti più emozionanti del concerto hanno avuto come colonna sonora The Man Who Can’t Be Moved, eseguita al piano e intonata a menadito da tutti i presenti, che hanno decisamente fatto sentire orgoglioso Danny.
Il cantante ha poi dedicato il brano successivo, If You Could See Me Now a Mark nonostante fosse stato scritto originariamente per il padre scomparso, commuovendo la platea che ha ricordato il chitarrista prematuramente scomparso insieme al resto della band ma non solo. Infatti, l’invito del frontman è stato quello di dedicare la canzone a chiunque avessimo perso nella vita, per ricordarlo cantando insieme a lui.
And there are days when I’m losing my faith
Because the man wasn’t good, he was great
He’d say music was the home for your pain
And explain, I was young, he would say
“Take that rage, put it on a page
Take the page to the stage
Blow the roof off the place”
Più di una volta nel corso della serata Danny ha scelto di avvicinarsi fisicamente al pubblico, scendendo dal palco e camminando tra la folla come a voler azzerare la distanza non solo metaforicamente attraverso la sua musica, ma rompendo la quarta parete e cantando insieme ai fan.
Il morale è tornato alto in pochi minuti, specialmente quando la band ha tirato fuori tutto il suo animo patriottico tingendo di verde Irlanda il Fabrique sulle note di Paint The Town Green, e all’improvviso non eravamo più a Milano ma all’interno di un pub di Dublino.
“Are you ever gonna know if you never even try?”
Per concludere la serata e l’intero tour, i The Script hanno scelto due dei loro pezzi più famosi: Breakeven e Hall of Fame e possiamo dire con sicurezza che quest’ultima rimarrà per sempre nel cuore di tutte le persone all’interno del Fabrique.
Hall of fame, uscita nel 2012 in collaborazione con Will.i.am, non solo è una delle canzoni che ha decretato il successo dei The Script ma ci ricorda che non c’è niente che non siamo in grado di fare nella vita se decidiamo di crederci. Tutti noi possiamo raggiungere i nostri obiettivi se lo vogliamo davvero, possiamo diventare tutto ciò che sognamo di essere se siamo disposti ad attraversare anche l’inferno con un sorriso pur di riuscirci.
Con questa canzone Danny ci ha ricordato che a volte basta provare. Perché, d’altronde, come puoi saperlo se non ci provi?
Da un lato sembra facile detto da lui che nella Hall of Fame con la sua band ci è entrato davvero, ma Danny credeva ad ogni parola, e ha fatto in modo che noi tutti ci credessimo un po’ insieme a lui.
Con la data di Milano al Fabrique, il Satellite’s World Tour è ufficialmente terminato e i The Script ci hanno dimostrato che, nonostante i cambiamenti avvenuti all’interno della band negli ultimi anni, nulla è cambiato davvero, non nel loro modo di scrivere e fare musica, non nel loro modo di connettersi con il pubblico ad ogni esibizione.
Chiudiamo il report riprendendo le parole di Danny di un’intervista rilasciata a “Il Messaggero” per raccontare Satellites, parole che raccontano meglio di quanto potremmo fare noi la vera missione dei The Script e della loro musica:
“Viviamo tempi difficili, ma se ascolti uno qualsiasi degli album dei The Script, ti rendi conto che abbiamo sempre affrontato le difficoltà tentando di tirarne fuori il lato migliore. Abbiamo sempre trasformato il dolore in potere. Non importa cosa succede, devi sempre puntare in alto e provarci.”
Ringraziamo Leonardo Pinzuti e Riccardo di The Hive Project e Live Nation.
Live report a cura di Alessia Barra.
Foto a cura di Stefanino Benni
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Tom Walker