I TESTAMENT FANNO “13” CON IL NUOVO ALBUM PARA BELLUM

Ogni volta che esce un album dei Testament mi viene in mente il piccolo John Bennett a 8 anni mentre esprime il desiderio che il suo orsacchiotto, regalato per Natale, prenda vita e sia per sempre il suo migliore amico. Un po’ come me all’età di 16 anni che, dopo aver ascoltato The Legacy, ho desiderato un album dei Testament ogni 1 o 2 anni al massimo

 

E fino al 1999 quel desiderio è stato esaudito e anche bene, con un epilogo devastante dal nome di The Gathering. Poi il buio fino al 2008, la successiva rinascita (lenta e difficile) e finalmente il ritorno, quello vero, perché per quanto fosse un buon album Titans Of Creation, il paragone era necessariamente rivolto a quanto riproposto dal 2008. Questo nuovo lavoro invece va a “fare brutto” agli anni cazzuti dei Testament, senza paura e con agile sfrontatezza!

 

Lo si capisce già dal titolo, Para Bellum, che letteralmente significa “Prepariamoci alla Guerra” ma nel significato più ampio sarebbe “Si vis pacem, para bellum” … Preferisco prendere questa frase nel suo aspetto più generico, scollegandola dalla situazione attuale e leggendola esclusivamente come un avvertimento su quanto ritroverai tra i solchi di questo vinile!

 

E infatti l’inizio è esattamente ciò che il titolo del disco descrive! Chris Dovas schiaccia il tasto dietro la schiena e smulina rullate e triple casse come se fosse inseguito da Puccio l’esattore spaccadita!

 

Il primo pezzo del nuovo album dei Testament, For The Love Of Pain, ha praticamente tutto: mid tempi, blast beat, mosh, screamo e melodie (!), potrebbe bastare questo per immaginare tutto il disco come degno successore di The Gathering ma se il buongiorno si vede dal mattino la guerra durerà per tutti i 10 pezzi!

 

Infanticide A.I. va talmente veloce che Dovas ha schiacciato anche il tasto del NOS… Sono tornato talmente tanto indietro nel tempo che, mentre passa l’assolo di Skolnik, sto leggendo su H/M la recensione di The Legacy a cura di Vinz Barone (r.i.p.).

 

Meant To Be, la ballad stilissimo anni 80, l’ho appena registrata su una tdk 90, insieme a Fade To Black, A Tale that wasnt´t right, Planet Caravan, All The Fools Sailed Away e In My Darkest Hour ed è pronta per essere spedita alla tipa conosciuta in spiaggia ad agosto per farle capire che la scelta giusta è quella di cancellare  il numero dalla rubrica.

 

Tempo di un amaro e (666 the) Nature Of The Beast ci porta in un altro metaverso dove, al bancone, Steve Harris sta telefonando ai suoi legali per capire se invitare i Testament al prossimo Monster of rock 1990 o portarli davanti a un giudice dalle sembianze di Billy Milano: You’re never gonna win!!!

 

L’eterogeneità di questo nuovo disco dei Testament potrebbe essere raffigurata con un grafico… nel caso specifico quello sull’andamento dei prezzi al consumo degli ultimi 10 anni! A molti potrà non sembrare un fattore positivo ma a mio giudizio riuscire ad essere così vari mantenendo il proprio stile è SEMPRE motivo di orgoglio, fino all’arpeggio finale della title track!

 

Perché alla fine è sempre lo stesso discorso… se cambi non sei più lo stesso, se rimani lo stesso che palle… Cara ti Amo!

 

Per fortuna ultimamente, oltre a sfornare album ancora decisamente interessanti, i Testament suonano in Italia con regolarità e saggiare la forma di Chuck Billy e i suoi è ogni volta è sempre un’esperienza quasi cocooniana!

 

Stasera tutti a Trezzo!

 

 

Testo a cura di Luca “Ash” Iacono

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