Il conto alla rovescia si è azzerato, e da quello zero hanno cominciato a cantare i Linkin Park come nessuno li aveva ancora mai visti e sentiti a Milano: senza Chester Bennington.
Dallo zero sono ripartiti con il nuovo album e il tour che li sta portando sui palchi di tutto il mondo. E proprio allo scoccare di quello zero nel count down sui maxi schermi del palco degli I-DAYS sono stati accolti da quasi 80.000 persone, pronte a cantare insieme alla band che dal 1996 ha saputo conquistare i loro cuori, farli a pezzi e poi ricucirli insieme.
Quella dei Linkin Park di ieri sera non è stata una missione facile. C’era tanta attesa e aspettativa rispetto al loro ritorno senza Chester Bennington, scomparso tragicamente nel 2017, e senza la sua naturale connessione con il pubblico.
Ma l’attesa e l’incertezza erano alte anche per altri motivi: da un lato l’annullamento del concerto di Berna di due giorni prima per motivi di salute di un membro della band aveva fatto temere che la data di Milano saltasse, dall’altro il pubblico si chiedeva se Emily Armstrong, nuova voce della band, sarebbe stata in grado di portare la pesante corona di Chester. Infatti, l’ultima volta che i Linkin Park si erano esibiti in Italia nel 2017 lo avevano fatto in occasione del tour One More Light, proprio sul palco degli I-DAYS che in quell’anno si svolgevano a Monza.

Una corona pesante da portare. Una presenza, quella di Chester, ancora tangibile nei testi delle canzoni che hanno reso famosa questa band colossale con alle spalle 130 milioni di copie vendute. Ottantamila persone pronte a paragonare ciò che ad oggi è la band con ciò che è stata.
In questo clima, sono saliti sul palco e fin dal primo secondo è stata chiara una cosa: i Linkin Park sono cambiati ma non hanno dimenticato da dove vengono.
Nell’ultimo anno, da quando hanno annunciato il nuovo album a novembre 2024 e il tour, i fan si sono divisi in due fazioni: alcuni ritenevano dissacrante e sbagliata la scelta di proseguire senza Chester, altri che Emily fosse vocalmente talmente talentosa e diversa da Chester da non poter fare paragoni, elemento essenziale per poter proseguire come band e reinventarsi in una nuova versione di sé stessi.
Ma, se prima dello scoccare dello zero, ancora i fan si chiedevano: “I Linkin Park possono esistere senza Chester Bennington?”, siamo abbastanza sicuri che abbiano trovato risposta alla loro domanda alle 21.30 di ieri sera ed è affermativa.
Dopo ieri sera, possiamo dire che i Linkin Park abbiano decisamente fatto bene a tornare. Perché se le canzoni che hanno contribuito a renderli ciò che sono ci hanno fatto rabbrividire e tornare indietro con la mente – ovviamente parliamo di Burn It Down, In the End, What I Have Done, Crawling e gli altri grandi successi che ci hanno regalato dal vivo – dall’altro, la nuova musica scritta e prodotta quest’anno, che abbiamo avuto occasione di sentire per la prima volta live ieri sera, ci ha dato una conferma importante: una band del loro calibro può reinventarsi, può trasformarsi in qualcosa di nuovo, portare una ventata di freschezza, pur senza rinnegare ciò che è stata. E soprattutto, può farlo in modo convincente.
La vulnerabilità di Emily Armstrong
Chester Bennington era amato dal pubblico per diversi motivi, uno tra i principali era la vulnerabilità che non aveva paura di mostrare sul palco insieme ad una connessione autentica, reale ed empatica con il pubblico, che lo portava a scendere tra le persone, cantare tutto il suo dolore e assorbire il loro.
Emily Armstrong, nuova discussa voce della band, classe ’86 nata a LA, con alle spalle una carriera musicale iniziata nel 2002, ha mostrato una vulnerabilità simile ma nello stesso tempo diversa sul palco, che non è passata inosservata.
Con tutta probabilità, era proprio lei ad avere problemi di salute a Berna e anche sul palco degli I-DAYS di Milano la sensazione è che non fosse al massimo della forma. A questo, senza ombra di dubbio, si è aggiunta l’emozione di cantare davanti ad un Ippodromo sold out pronto a studiare ogni sua mossa.

Un inizio incerto che però non ha tolto valore o bellezza alla performance: il pubblico ha visto il lato umano di Emily e senza giudicare l’ha aiutata cantando con lei finché lei stessa non ha “scaldato la voce”. Piano piano durante lo show abbiamo avuto modo di scoprirla davvero, specialmente nei nuovi brani che ha contribuito a scrivere.
È stata la sua vulnerabilità a conquistare i presenti tanto quanto la sua voce intensa, pulita e graffiante, fino ad arrivare alla fine dello show, quando il pubblico ha osannato il suo nome regalandole anche il canonico “Sei bellissima”.
In tutto questo, se abbiamo capito davvero di che pasta è fatta nei nuovi brani come Emptyness Machine e Stained, possiamo dire che Numb le sia calzata a pennello più che mai ieri sera, raccontando quella vulnerabilità e quelle aspettative che sentiva su di sé meglio di qualsiasi altra canzone:
I’m tired of being what you want me to be
Feeling so faithless, lost under the surface
Don’t know what you’re expecting of me
Put under the pressure of walking in your shoes
Shinoda, vero protagonista dello show
Michael Mike Shinoda è ciò che possiamo definire il nucleo dei Linkin Park. Co-fondatore della band nel ’96, elemento di congiunzione tra ciò che la band è ad oggi e ciò che è stata, nonché volto a cui il pubblico è più affezionato, per ovvi motivi. Per questo e – probabilmente – per andare in aiuto a Emily considerate le difficoltà di salute, ieri ha saputo concentrate l’attenzione su di sé come una calamita. Dalle barre rap alle intro più iconiche – come quella di Burn It Down – dalla cover di Remember the Name ai nuovi singoli di From Zero, osservava incredulo il pubblico davanti a se con un sorriso, scuotendo la testa, probabilmente dicendo a sé stesso: “Ho fatto bene a non rinunciare. Ho fatto bene a scommettere su Emily e riportare i Linkin Park dove meritano di stare”.
È stato lui a scendere tra le persone salutando da vicino la prima fila, composta da un pubblico decisamente eterogeneo: uomini, donne, ragazzi e ragazze fino a genitori con bambini, a dimostrazione del fatto che i Linkin Park continuano a scrivere pagine importanti della cultura musicale di persone di ogni età, continuano a risuonare nelle loro playlist e a parlare di un dolore mai spento, solo sopito, in cui ci riconosciamo tutti.
Un nuovo capitolo della storia dei Linkin Park
Il ritorno dei Linkin Park, per quanto discusso, criticato, elogiato e atteso, è stato un successo e a dirlo sono i numeri. Non parliamo solo del sold out di ieri sera o del successo delle altre date del tour mondiale, ma dei risultati che il nuovo album e i singoli sono riusciti a raggiungere.
A convincere di più è stato il compromesso a cui Shinoda è riuscito ad arrivare: la giusta dose di novità senza damnatio memoriae del passato. Lo stesso nome scelto per l’album, From Zero indica un nuovo inizio, il ripartire da zero, ma riprende anche l’originario nome dei Linkin Park, ovvero Xero, ecco le parole di Shinoda:
“Prima dei Linkin Park, il nome della nostra prima band era Xero. Il titolo di questo album si riferisce sia a questo umile inizio che al viaggio che stiamo intraprendendo attualmente. Dal punto di vista sonoro ed emotivo, riguarda passato, presente e futuro, abbracciando il nostro sound distintivo, ma nuovo e pieno di vita. È stato realizzato con un profondo apprezzamento per i nostri nuovi e vecchi compagni di band, i nostri amici, la nostra famiglia e i nostri fan. Siamo orgogliosi di ciò che i Linkin Park sono diventati nel corso degli anni e siamo entusiasti del viaggio che ci attende. […] Stiamo intrecciando i punti sonori in comune per cui siamo conosciuti e ne stiamo ancora esplorando di nuovi.”
La scaletta del concerto di ieri sera ha rappresentato a pieno questo compromesso: le novità dell’album, su cui Emily ha ritrovato fiducia in sé stessa e ci ha fatti sognare, insieme ai brani che hanno scritto la storia dei Linkin Park, quei brani in cui tutti i presenti hanno sentito risuonare la voce di Chester, anche se non presente sul palco fisicamente. Lui era lì, in quelle strofe struggenti che, dopo la sua tragica morte, hanno assunto un significato ancora più doloroso e intenso.
Se da un lato ci si aspettava qualche parola su Chester da parte di Shinoda e il resto dalla band, dal momento che l’ultima volta che erano stati in Italia per gli I-DAYS era stato proprio con lui, dall’altro forse non è stato necessario. Perché ricordarlo apertamente quando le sue parole venivano cantate a squarciagola da 80.000 persone come se lui fosse ancora lì davvero?
Non un ritorno, un nuovo inizio
In conclusione, possiamo dire che la serata di ieri sia stata la prova tangibile che i Linkin Park non sono tornati, si sono semplicemente evoluti in qualcosa di nuovo, che merita di essere apprezzato da zero, senza paragoni improbabili con il passato.
La band ha saputo fare un passo avanti solo anni dopo la morte di Chester, solo quando sono stati sicuri di essere pronti, di aver trovato una voce che non cercasse di rimpiazzarlo ma che potesse regalare alla band un nuovo percorso. Perciò, anche se quella corona è pesante da portate, siamo sicuri che insieme lo stiano facendo nel modo giusto, e che la band che ha fatto la storia dell’alternative rock stia indiscutibilmente scrivendo un importante nuovo capitolo.
La promessa è di vederli dal vivo nuovamente a Firenze il 26 giugno 2026, i biglietti sono già disponibili.
Se non c’eravate ieri sera, se non avete avuto ancora il coraggio di ascoltare le nuove canzoni perché troppo affezionati a ciò che i Linkin Park erano un tempo, vi consigliamo di considerare un elemento importante: la band, come tutti noi fan, ha perso Chester otto anni fa e ha saputo solo dopo tutti questi anni ritrovare una nuova identità. Se ci sono riusciti loro, possiamo farlo anche noi godendoci questa nuova fase della loro carriera, no?
Componenti dei Linkin Park dal 2024
- Mike Shinoda – voce, chitarra
- Emily Armstrong – voce
- Brad Delson – chitarra
- Dave “Phoenix” Farrell – basso
- Colin Brittain – batteria
- Joe Hahn – giradischi, campionatore
Tracklist del concerto
Act 1 – Set Intro A (Castle of Glass)
Somewhere I Belong
Crawling
Cut the Bridge
Lying From You
The Emptiness Machine
Act 2 – “Creation” Interlude (Castle of Glass)
The Catalyst
Burn It Down
Up From the Bottom
Where’d You Go (short)
Waiting for the End
Joe Hahn Solo
Mike Solo (When They Come for Me / Remember the Name)
Two Faced
One Step Closer
Act 3 – “Collapse” transition
Lost
Stained
What I’ve Done
Act 4 “Kintsugi” transition
Overflow
Numb
In the End
Faint
Act 5 – Encore Intro A (Castle of Glass)
Papercut
A Place for My Head
Heavy Is the Crown
Bleed It Out
I prossimi appuntamenti con gli I-DAYS di Milano
- 15 luglio | OLIVIA RODRIGO | WET LEG | GIRL IN RED – Ippodromo Snai San Siro
- 27 agosto | POST MALONE | JELLY ROLL and more – Ippodromo Snai San Siro
Per maggiori informazioni sulle prossime date, ecco il sito ufficiale: www.idays.it.
Ringraziamo Elisa Marchina e tutto il team di About-Ent per averci dato la possibilità di assistere dal vivo all’incredibile show dei Linkin Park.
Live report a cura di Alessia Barra