Girless, la recensione di “See You When Fascism is Whipped”

Girless                 

See You When Fascism is Whipped

To lose la Track/Malestro

 

Ci vediamo quando (finalmente aggiungo io) il fascismo sarà frustrato.

Una traduzione che non rende per un titolo che è preso da una celebre frase di Woody Guthrie lanciata verso il padre morente, e che oggi, alla vigilia di un bistrattato 25 aprile, fa ancora più riflettere.

Ci aiuta Girless, allora, al suo secondo album solista. Cuore hardcore e corde di velato emo-folk cantato con la sua chitarra e i suoi motivi in inglese, in un disco che esce per farsi apprezzare e conoscere in una lucentezza di battiti solisti e poesie di strada.

Tra gli Eversor meno agitati e un inno umano alla Billy Bragg, Girless mette al centro una voce roca e sofferta e un trattamento particolareggiato della chitarra, cercando nella rabbia di testi che parlano di memoria calpestata il suo perché esistenziale.

Strimpellate decise (Bellevue Hospital su tutte) e testa sempre alta per il cantautore di Rimini, uomo di punta di una scena italiana viva e scalciante, lontano dai like del pomeriggio annoiato in ufficio, Una scena che mette al centro le passioni e le suggestioni musicali figlie del rumore vero. Canzoni politiche e non, ma che si snodano lungo fingerpicking alla Urali (la tenue backdoors ci ricorda lui) e melodie più intense, come in A bed, dove la tristezza è pizzicata e sfiorata senza alcuna sosta.

 

Andrea Alesse

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