Gavin DeGraw è tornato ad esibirsi in Italia il 18 ottobre, all’Alcatraz di Milano, in occasione del 20esimo compleanno del suo album di esordio Chariot e il pubblico lo ha accolto a braccia aperte esattamente come la prima volta.
Classe 1977, Gavin ha saputo conquistare il cuore di intere generazioni e l’eterogeneità del pubblico sotto palco all’Alcatraz lo ha dimostrato. Ad ascoltarlo infatti c’erano adulti ma anche giovanissimi, coppie di marito e moglie e gruppetti di amiche in prima fila con indosso magliette autografate. E per tutta la durata del concerto la voce gentile, calda e a tratti graffiante di Gavin ha creato un ambiente familiare in cui era inevitabile sentirsi a casa.
A scaldare il pubblico durante il concerto di apertura ci hanno pensato i La Rua, band italiana folk pop nata nel 2009, che in passato aveva già aperto concerti importanti, come quello degli Imagine Dragons a Milano nel 2013. Il duo riesce a tenere alto l’umore e il coinvolgimento tra gag e buona musica, facendo un dito medio neanche toppo velato alla casa discografica che non ha voluto credere in Cinghiali brano che regalano per ben due volte al pubblico in attesa di Gavin.
Gavin, nonostante il ritardo, si è fatto perdonare salendo sul palco con il suo solito carisma disarmante e un sorriso genuino sul volto, indossando il tipico cappellino a visiera e una camicia a quadri: un look che rappresenta alla perfezione ciò che canta, ovvero un mix ben riuscito tra pop e country, con una punta di rock e folk che non guastano mai.
Il primo brano Fire aiuta a scaldare la voce del pubblico e a infuocare gli animi:
Let’s start a riot tonight
A pack of lions tonight
In this world, he who stops, won’t get anything he wants
Play like the top one percent
Til nothing’s left to be spent
We don’t care, we won’t stop, call your mothers, call the cops
Gavin interagisce con il pubblico dal primo secondo, come un vecchio amico che torna a casa a intrattenere con un po’ di buona musica. Nessun fare da rockstar ma autentico piacere di ritrovarsi sul palco di fronte al pubblico italiano accompagnato dalla sua band composta da Diego Rodriguez al basso, Bob Knight alla batteria, Luke Higgins alla chitarra e David Tech alla tastiera.
Il cantautore ha snocciolato alcuni dei suoi brani più famosi e amati come Sweetner, Chariot, Soldier e Freedom, in cui si è lasciato andare a battute e a qualche aneddoto sulla sua famiglia, raccontandosi come il figlio di due persone che hanno sempre saputo cosa significa lavorare duramente e che gli hanno insegnato il valore della libertà e soprattutto quanto sia importante saperla apprezzare quando si è giovani.
Ma il meglio lo ha tenuto per la fine, probabilmente non a caso, cantando I don’t want to be, ovvero il brano che ha reso Gavin DeGraw famoso a livello mondiale quando è stato scelto come sigla e colonna sonora del famoso telefilm One Tree Hill, in cui Gavin è addirittura comparso in alcuni episodi interpretando sé stesso.
Questo brano chiude sempre in bellezza i suoi concerti e, come gran parte delle altre tracce, lo regala al pubblico da dietro alla sua tastiera, prolungando le note di intro per aumentare l’attesa.
Il fatto che lasci questo brano per ultimo è anche il segno che negli anni ha cercato di disancorarsi da questa canzone, e mostrare anche altri lati della sua musica e della sua voce, senza tuttavia privare mai i fan di sentirla dal vivo. Non la rinnega, ma la lascia per ultima e prende in giro bonariamente il pubblico alterando il testo dell’intro, come a voler mettere alla prova i presenti, perché sa che sicuramente conoscono le parole corrette, provocando mormorii e risate. Poi dà ai fan ciò che stavano aspettando e la canta con un mezzo sorriso soddisfatto.
Così un coro di voci riecheggia nell’Alcatraz e ricorda quanto sia importante essere sé stessi e non preoccuparsi delle aspettative altrui.
I’m tired of looking ’round rooms
Wondering what I gotta do
Or who I’m supposed to be
I don’t want to be anything other than me
La scaletta del concerto di Gavin DeGraw a Milano
Fire
In Love With A Girl
Greatest Of All Time
Get Lost
Chemical Party
Ford
Freedom
Meaning
Radiation
Gavin Solo Spot (More Than/We Belong)
You Make My Heart Sing Louder
Sweeter
Summertime
Follow Through
Chariot
Not Over You
Encore
Never Tear Us Apart (cover degli Inxs)
Soldier
I Don’t Want to Be
Gavin vanta una lunga carriera ricca di successi: ha cominciato a fare musica a partire dai primi anni 2000 ed è passato velocemente dall’esibirsi in piccoli club di Manhattan a finire nella top 100 di Billboard e vincere dischi d’oro. La sua penna è diretta e genuina, sa parlare al cuore di chi ascolta e la sua voce è caratteristica e riconoscibile. La sua abilità come musicista poi è un valore aggiunto, specialmente nelle live.
La musica di Gavin è il mix perfetto tra soul, country, folk, pop e rock e in ogni brano le commistioni di genere sono dosate e misurate per creare il connubio perfetto. Le tematiche che tocca sono diverse: dall’amore alla libertà, fino al concetto rinascita e auto affermazione.
Le sue live sono semplici, niente effetti speciali ma musica pura al 100%, a dimostrazione del fatto che la musica così com’è può mandare avanti uno spettacolo meglio di qualsiasi scenografia e mega schermo.
Gavin DeGraw ci ricorda che la musica può ancora oggi essere autentica, diretta e genuina e parlare a generazioni diverse, unendo generi musicali distanti tra loro in modo credibile, senza mai stancare.
Non si sa quando Gavin tornerà in Italia per un nuovo tour mondiale, ma ci piace pensare che sotto palco ci sarà ancora il pubblico eterogeneo di venerdì sera e che lui tornerà a farci visita come un vecchio amico, con il solito look casual e un sorriso bonario in volto.
Ringraziamo Alice Degortes di Barley Arts e l’Alcatraz di Milano.
Report a cura di Alessia Barra