Roma – 8 giugno 2025
Si è svolto ieri sera il secondo appuntamento romano di Franco 126 nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica. Due concerti consecutivi, entrambi sold out, in cui l’artista ha portato in scena i brani del nuovo album Futuri Possibili, il suo terzo da solista, insieme a una selezione dei momenti più significativi della sua carriera.
La locandina del tour è un manifesto d’intenti: “Vieni a scoprire il tuo destino. Cerchi risposte? Problemi di cuore? Portafogli vuoto? Franco 126 risolve dubbi e incertezze”. Una grafica vintage, in perfetto stile Franchino.
Il palco, ispirato alla copertina dell’album, rievoca l’interno di una carovana da luna park: lampadari ad arco, una sfera luminosa che emana fumo, e una strana cabina, da cui compare a intervalli Zoltar 126 — versione digitale del veggente di Big, eletto mascotte del collettivo 126.
Centoventisei, come i gradini che salgono da Trastevere al Gianicolo, simbolo e nome della Lovegang 126, il collettivo artistico con cui Franco ha esordito. Una radice rap evoluta in una scrittura cantautorale più personale, intima e raffinata. Il suo stile è un’alchimia perfetta di ironia e tenerezza, disincanto e nostalgia. I testi sono microracconti di vita vissuta, precisi, emotivi, sempre diretti. Melodie rétro, una voce graffiata ma dolce, e una precisione evocativa che trasforma le parole in fotogrammi.
Brani nuovi e classici dell’indie-pop, ieri sera, hanno avuto lo stesso destino: essere cantati all’unisono da un pubblico trasversale e devoto, dalle prime file agli spalti, senza un attimo di tregua. Un’adesione collettiva e commossa, dal primo all’ultimo pezzo, tra striscioni, bandane, scritte sul petto e luci dei cellulari accese come fiammelle.
Ogni testo di Franco, come una piccola sceneggiatura, svela in poche parole un micro racconto, una storia aperta in cui ognuno può riconoscersi. Frammenti di quotidianità, pensieri e domande, dosati con una scrittura sempre più matura. Evocano immagini nitide, intrise di una malinconia romantica che ci consola mentre affrontiamo i piccoli e grandi inciampi della vita.
Franco cammina sul palco con passo quieto e piglio rilassato. Occhiali scuri, microfono davanti al viso e gin tonic in mano, mentre la sua voce si intreccia a melodie eleganti e nostalgiche. Si comincia forte con Ancora no, brano pop impeccabile (in cui fa capolino tra gli autori Davide Petrella), seguito da un medley delle due hit senza tempo tratte da Polaroid, l’album capolavoro realizzato con Carl Brave: Solo guai e Sempre in due. Il pubblico esplode.
Negli anni Franco 126 è riuscito a restare fedele alla sua cifra stilistica, aprendosi a un respiro più pop, affinando la scrittura e migliorando notevolmente anche la vocalità. Nella serata romana è apparso misurato, sicuro e in perfetto equilibrio.
A sorpresa, su richiesta del pubblico, ha annunciato Scacciapensieri, fuori scaletta, scusandosi: “Non l’abbiamo provata, magari viene male”. Superfluo dire che l’esecuzione è stata impeccabile, e che sarebbe stato un peccato escludere uno dei pezzi più intensi e delicati del nuovo disco da un concerto così pieno di emozione.
E’ stato poi il turno di Angelo, il “non” incontro con una sconosciuta: un brano elegante, con base jazzy e un attacco parlato, quasi rappato, come da tradizione. Il non vissuto, la mera possibilità – anche se irrealizzata – , le sliding doors, appunto i futuri possibili, hanno lo stesso spazio nei testi di Franco 126 del vissuto reale. Il brano esplora come potrebbe essere conoscere questa ragazza, che incrocia solo per un attimo, e invece resta immobile.
La scaletta è stata costruita come un viaggio nel tempo e tra i diversi capitoli del suo percorso artistico, pescando tra i tre album e le numerose collaborazioni. Tra gli ospiti della serata, il primo a salire sul palco è stato Gianni Bismark, accolto con grida di entusiasmo dal pubblico che si stringeva sottopalco: insieme hanno eseguito Università, omaggio alle origini rap, decisamente un pezzo che “gasa”.
Nessun calo di tono durante tutto l’arco della serata, nessuno stop alle emozioni. Ogni brano, dei ventuno eseguiti, meriterebbe una menzione, perché ognuno a suo modo è un piccolo gioiello da scoprire, ascoltare e riascoltare fino a diventare parte di noi.
Limitandoci a ricordare soltanto i momenti più intensi della serata, non possiamo non menzionare Senza di me, cantata da Franco anche nelle parti di Gemitaiz e Venerus, che ci ha regalato uno dei momenti più alti e gioiosi. A seguire, è arrivato sul palco Federico Zampaglione per un duetto inedito sulla splendida Frasi fatte — un passaggio di testimone simbolico tra generazioni di cantautori romani.
Poi si torna a sorridere con Simone, brano scanzonato che Franco dedica a Ugo Borghetti della crew 126. Su Bella Mossa sale invece a sorpresa Coez per eseguire la sua parte, accolto da un boato del pubblico. L’intesa e la sinergia tra i due sono efficaci, l’energia sale alle stelle. E a cambiare il mood arriva la title track Futuri Possibili, ennesima dimostrazione di quanto Franco abbia affinato il suo stile narrativo. Il brano affronta il tema di una separazione, evocando ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, che è precisamente quello che ci fa soffrire di più quando ci si lascia. È in questa sottrazione, in questa scrittura essenziale e profondamente evocativa, che si riconosce la sua cifra più autentica
Momento toccante anche con Ieri l’altro, uno dei brani più struggenti dell’album Stanza singola, in cui Franco riesce a esprimere con delicatezza il dolore per la perdita di un amico fraterno. Chiude la parentesi ospiti Giorgio Poi con Nottetempo, brano che ha già il respiro di una grande hit.
Il concerto si avvia alla conclusione. Franco ringrazia la band, si concede due ultimi brani iconici: Brioschi e, nel bis, Vabbé. E poi cala il sipario su questa serata intensa, elegante e vera, e noi già vorremmo riavvolgere il tempo e ricominciare da capo.
Una serata magica che consacra Franco 126 – al secolo Federico Bertollini – come uno degli artisti più solidi e raffinati della scena italiana. Di tutti i futuri possibili, anche senza il responso di Zoltar, uno è già scritto: Franchino è destinato a restare, con la sua voce sospesa tra ironia e malinconia, nei cuori di chi sa riconoscere la bellezza delle piccole verità. E qualcosa ci dice che questo pubblico è destinato a crescere.
In apertura il duo WISM & Perenne -che collaborano con Franco- con il loro universo indie pop sperimentale che gioca con l’elettronica e i campionamenti.
Articolo e foto di Ginevra Baldassari
Un grande ringraziamento a Marta Fontana di Musica per Roma