La chitarrista salentina Agnese Contini racconta la sua visione della natura e dei rapporti umani attraverso il nuovo brano Desert Earth
La musica ha il potere di prenderti per mano e accompagnarti all’interno di concetti complessi con una naturalezza disarmante. Spesso, esprimere un concetto con la musica può essere addirittura più semplice ed efficace che farlo attraverso le parole, ed è quello Agnese Contini ha dimostrato con il suono brano Desert Earth, in cui chitarra e violoncello trasportano l’ascoltatore in un luogo arido, mostrandogli un lato complesso e doloroso della nostra contemporaneità.
Desert Earth, un brano strumentale in cui la melodia della chitarra è accompagnata dal suono deciso e avvolgente del violoncello, ci racconta dell’inaridimento dell’animo umano, della desertificazione delle relazioni, paragonandolo a quanto sta avvenendo al nostro Pianeta, che oggi più che mai ci mostra le conseguenze della nostra azione nociva e distruttiva nei suoi confronti.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Agnese Contini che è stata così gentile da farci affacciare al suo processo creativo, lo stesso che le permette di raccontare storie e veicolare messaggi importanti come quelli appena citati, attraverso il semplice ma ricercato suono della sua chitarra.
Prima vi consigliamo di ascoltare il brano e immergervi nella musica e nella storia che il video aiuta a veicolare. Poi, attraverso le parole di Agnese, approfondiremo il messaggio del brano e la capacità innata della musica strumentale di raccontare messaggi e concetti agli ascoltatori senza il bisogno delle parole.
Desert Earth racconta in modo efficace il concetto di inaridimento della società e dell’ambiente in cui viviamo. Perché lo hai scelto e cosa significa per te?
Prima del messaggio è arrivata la musica, la sonorità. Per me la musica arriva sempre per prima, e le considerazioni sul suo significato subentrano in un secondo momento. Fin da subito questa sonorità rimandava ad ambienti desertici e aridi che ben si addicono come metafora per il mondo attuale, per la nostra società in cui ogni rapporto sociale si è fatto arido.
Parallelamente c’è anche la tematica ambientale: fin da bambina mi sono sempre interessata alla tutela dell’ambiente e del Pianeta, anche grazie agli insegnamenti di mia madre. E ho trovato in questa sonorità l’anello di giunzione tra uomo e ambiente: l’inaridimento delle relazioni e l’egoismo dell’uomo si ripercuotono sulla natura. Così i paesaggi inaridiscono proprio come inaridisce il nostro animo.
Ritengo che la natura e l’uomo siano strettamente legati tra loro, sono uno il riflesso dell’altra: ciò che facciamo alla natura si ripercuote su di noi e gli ultimi episodi disastrosi lo dimostrano. Ci rendiamo conto di quanto siamo legati a lei solo quando paghiamo le conseguenze delle nostre azioni e per interrompere questo circolo vizioso ci vuole consapevolezza.
I ballerini vestiti di bianco rimandano ai legami sociali e, da un certo punto di vista, possono essere considerati una luce, la speranza di tornare a dei rapporti sociali più puri e positivi, che possano contrastare l’aridità che ci tiene in ostaggio. Il brano racconta uno scenario post apocalittico, ma alla base c’è la speranza di poterci salvare e di poter salvare il nostro Pianeta.
La natura compare molto spesso nei tuoi video, la ritroviamo anche in “Consapevole” e “Dinamiche di volo” In questo caso hai scelto la Cava di Bauxite, uno dei luoghi più belli e caratteristici del Salento, la tua terra. Quanto sei legata alla natura e ai paesaggi meravigliosi del Salento?
Per me la natura ha un potere calmante. Mi permette di ritrovare pace e serenità anche nei momenti più difficili. Passeggio nei luoghi che conosco e ritrovo me stessa, ritrovo la calma. È come sa la natura riuscisse a pulirmi la mente, permettendomi di creare nuova musica.
In “Consapevole” ritroviamo il mare, il bosco, il vento, elementi naturali ricorrenti, ma anche la figura di una bambina che ti prende per mano guidandoti attraverso un sentiero. Cosa significa?
La bambina che mi prende per mano, da un certo punto di vista, sono io da piccola. Il messaggio del brano voleva essere quello di ricercare il bambino che c’è dentro di noi, per diventare più consapevoli e richiamare le emozioni dell’infanzia. Fin da piccola ho sempre voluto suonare, non a caso nel video la bambina mi accompagna lungo il sentiero fino a suggerirmi la via per trovare una chitarra.
Spesso si pone più l’attenzione sul testo di una canzone, ma i tuoi brani strumentali sono pura musicalità priva di testo e riescono comunque a veicolare significati, sensazioni ed emozioni senza il bisogno di parole. Come pensi sia possibile?
La musica evoca emozioni che non hanno regole, emozioni più istintive, emotive e primordiali. Possiamo dire che la musica ci lasci più liberi di interpretare il suo messaggio di quanto non facciano le parole: la percepiamo, la assorbiamo e troviamo in lei il nostro significato.
Succede lo stesso con un’opera d’arte: la osservi e la interpreti anche senza sapere qual era il messaggio o il concetto che l’artista voleva veicolare. La libertà di questa interpretazione rende potente la musica strumentale.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando ad un nuovo album che vedrà una piccola aggiunta. Sto studiando un nuovo strumento, il banjo, ovvero uno strumento tipico della musica folk americana. Amo molto la sua sonorità e da tanto tempo sognavo di imparare a suonarlo.
Agnese chiude l’intervista consigliando di ascoltare il “duello” banjo e chitarra nel film Deliverance per avere un assaggio di come questi due strumenti possano dialogare. Dopo aver ascoltato questo bel “duello” possiamo dire che non vediamo l’ora di scoprire i brani a cui sta dando vita con questa nuova aggiunta.
Ringraziamo di cuore Agnese Contini per il tempo che ci ha dedicato e per averci dato nuove chiavi di lettura, o meglio di ascolto, dei suoi brani, facendoci scoprire anche un pezzettino di sé stessa, di ciò che ama e di ciò in cui crede.
Grazie anche a Eva Cornara di Parole & Dintorni per averci dato l’opportunità di metterci in contatto con Agnese e approfondire la sua musica.
Intervista a cura di Alessia Barra