Breathe: il primo singolo di Aurora Antonini conquista il cuore al primo ascolto

Delicato ma potente, Breathe è un singolo che parla all’anima e al cuore di chi lo ascolta. Scopriamo di più sul pezzo 

Ci sono canzoni che arrivano dritte al cuore come solo la musica è in grado di fare. Non importa a quale genere appartengano, o in quale lingua siano scritte, riescono a parlare un linguaggio universale che attraversa la pelle e si fa largo dentro di te. Breathe, il primo singolo scritto dalla giovane cantautrice Aurora Antonini – in arte Rora– è un esempio di questa straordinaria capacità della musica. 

Si tratta del primo brano che Aurora abbia mai scritto ma dalla finezza della sua penna, dalla sua straordinaria capacità vocale e dalla cura che emergono fin dal primo ascolto, scommettiamo che non lo direste mai. 

Questa canzone è un viaggio intimo e autentico che mette in luce ciò che si prova quando una persona cara ci viene strappata via da un momento all’altro. Dolore, rabbia, amore, cura, promesse, tutto questo emerge con delicatezza e si trasforma in un sollievo che solo la musica riesce a dare, a chi la crea ma anche a chi la ascolta.

Il testo è una dedica a chi non c’è più che infonde speranza, non rassegnazione. La speranza che quelle parole in qualche modo possano arrivargli a prescindere dalla distanza. 


Per l’uscita del suo primo brano, abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con la giovane cantautrice.

Intervista a Rora: le coincidenze che hanno dato vita a Breathe e i progetti per il futuro

Venerdì 17 ottobre è uscito il tuo primissimo singolo, Breathe. Un brano delicato ma potente, in cui ogni dettaglio sembra essere stato curato con amore, dalla base alla scelta delle parole del testo. Un brano che rimane nella mente e nel cuore, in cui la tua voce emerge cristallina ma mai fredda, piena di sentimento. Cosa rappresenta per te questo brano? Ti va di raccontarci di più sul processo creativo che lo ha fatto nascere?

Questa canzone è nata da una serie di coincidenze. Mio papà mi aveva regalato un corso di canto poco prima di lasciarci, e dopo la sua scomparsa non ero sicura di voler davvero iniziare. Poi però mi sono detta che non potevo sprecare questo regalo e che volevo cimentarmi in questa nuova avventura nella musica dopo anni come ballerina. Così ho iniziato, e sono cominciate le coincidenze. In questo corso ho incontrato Michael Pasquali, il mio attuale musicista e, successivamente, per una serie di altre coincidenze, il mio manager Alberto D’andrea.

Quando mi hanno fatto ascoltare la base continuavo a ripetermi: “Non scriverò mai nulla”, e invece in 15 minuti avevo tra le mani il testo. Le parole erano arrivate da sole, come se fossero sempre state dentro di me. Anche il titolo è stata una sorta di illuminazione improvvisa e solo più tardi mi sono ricordata che “Breathe” è anche una parola che ho tatuata sulla pelle. Mi ha fatto rabbrividire pensare che le parole di questo testo fossero già in qualche modo parte di me prima ancora di metterle nero su bianco. L’ultima coincidenza è stata terminare la canzone proprio in concomitanza di quello che sarebbe stato il compleanno di papà.

 

Hai preso parte attivamente ad ogni dettaglio della produzione della canzone?

Sì. Ho voluto essere presente ad ogni sessione e lavorare attivamente alla base perché avevo bisogno di sentirla mia. Proprio per questo ho scelto di inserire la voce di mio papà alla fine del brano, uno dei pochi messaggi vocali che lui mi abbia mai inviato. Per rendere la sua voce parte del brano, per fare in modo che ci fosse anche lui e che le sue parole non andassero perse.

 

Spesso chi comincia a fare musica fatica a mostrare subito sé stesso. Il tuo primo singolo invece riesce a creare una connessione autentica con chi lo ascolta, come se stessi donando una parte di te a chi preme “play”. Questo è molto coraggioso e per nulla scontato e porta l’ascoltatore a sentirti vicina. Che effetto ti ha fatto scrivere questo brano?

Per me scrivere questo brano è stato un sollievo. All’interno ci sono sentimenti simili a ciò che si prova nelle diverse fasi necessarie ad affrontare un lutto: dolore, tristezza, rabbia… ma nel brano non c’è accettazione. Il finale non è accettazione ma una dedica, una promessa, un tentativo di poter dare voce a ciò che provo e la speranza che in qualche modo lo raggiunga.

 

Si tratta della prima canzone che tu abbia mai rilasciato. Nel corso degli anni ti era già capitato di scrivere brani?

Non credevo di esserne in grado. Ho sempre vissuto di musica perché ho sempre fatto la ballerina, ma viverla in questo modo è stato diverso e molto bello. Questa canzone è come se fosse arrivata dall’alto, come se fosse destinata ad arrivare, e sono felice della reazione che hanno avuto gli ascoltatori, specialmente la mia famiglia. Ho voluto farla ascoltare personalmente a chi mi era vicino per avere un loro parere sincero. È stato un momento di condivisione molto importante per me e la mia famiglia.


Ci sono cantanti o gruppi che ti hanno fatto innamorare della musica più di altri?

Amo molto la musica in lingua inglese. Tra gli artisti che amo di più c’è sicuramente Dean Lewis per la sua incredibile abilità nel trasformare storie in musica. Possiamo dire che io preferisca la musica più di “nicchia” rispetto a quella commerciale ma so apprezzare le belle canzoni. Come cantanti italiani/e ammiro molto Giorgia, Annalisa e Mengoni.

 

Se questo è solo l’inizio possiamo dire che sia davvero un ottimo inizio. Stai lavorando a nuovi singoli o al rilascio di un album dopo il singolo Breathe?


Sto lavorando ad altri pezzi, anche insieme al mio musicista Michael per creare duetti inglese-italiano. Abbiamo in cantiere anche un pezzo più rock. Le idee stanno arrivando da sole e non vedo l’ora che prendano forma all’interno di un album. Stiamo sperimentando il più possibile tra diversi stili e strumenti e sono molto felice del processo creativo alla base di ogni canzone a cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando.

 

Grazie per il tempo che ci hai dedicato Aurora, non vediamo l’ora di sentire i tuoi nuovi brani.

Ma se non l’avete ancora fatto, vi consigliamo di correre ad ascoltare Breathe!

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