Gioventù sonica e cantautori, Angelo Sava produce Addio Pimpa

Autore: Angelo Sava
Album: Addio Pimpa
Produzione: Doppio Clic promotions

Si affaccia di nuovo nel mondo del cantautorato noise italiano Angelo Sava, pesarese affascinato dal noise e dallo spoken word ruvido e introspettivo. Dopo Suicidio, a suonare le note della sua chitarra distorta ci pensa Addio Pimpa. Titolo evocativo, che segna il percorso di un artista pronto a urtare con il suo strumento riflessioni ingombranti sull’esistenza e oltre, con quel tipico appiglio alla Mica P. Hinson. Suono in solitudine, voce e chitarra distorta.

“Non credo di essere ne un cantautore, ne un chitarrista, la mia pozione non è scindibile, è un tutt’uno di sensazioni e rumori”.

Si descrive così Sava, progenitore di 4 canzoni e devoto alla sacralità del lo-fi. Figlio di una gioventù rumorosa pesarese, stretta tra gli Altro e i Camillas, qui pronta a scambiare camicie di flanella da hipster con pensieri su fastidi esistenziali e necessità
sbattute a terra, ad occhi bassi. Addio Pimpa è pensato, suonato e prodotto in modo indipendente da Sava, che ne ha curato il sensoriale artwork di copertina, con i riflessi che si fanno colori e il volto umano che nasconde pensieri a testa china. Un atteggiamento che ritrovo subito in Il mobile delle bottiglie, brano che apre l’Ep con gli stessi fenomeni di scrittura e i medesimi suoni che sentiremo negli altri pezzi, ma con quella frase finale, la gente mi mette ansia, impossibile da non fare propria. Poca attenzione alla melodia, molta agli effetti distorsivi e magnetici stile Glitterbust. In come non vorrei l’eco della
gioventù sonica spinge verso il muro di suoni finali, dove la ripetitività della parola è assunta come metafora dell’assurdo quotidiano, viaggio lento tra routine e incomprensioni.
Il muro del suono è più alto in Ritornerò, con spirale adagiata sulla scia della promessa fatta da Sava, e malinconia connessa a stati di resurrezione personale. L’ultimo episodio è Intanto guardo Rosemary, proiettato su di un intro devoto alla tradizione di Emidio Clementi e dei suoi Massimo Volume per cadenza e respiro nelle lyrics (dietro una foto immagino mio padre a braccia conserte). Un’altra liturgia di Sava, con demoni annessi e sacrificati a colpi di emozioni rumorose, verso il
prossimo viaggio nella fluorescenza del cupo cuore del pesarese.

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