Sognare non è mai stato così facile: I Vok suonano Figure

Autori: Vok
Album: Figure
Etichetta: Nettwerk Music Group
Stampa: Ja La

Figure rarefatte e ambientazioni nordiche con miscela di suoni elettronici. Repentini cambiamenti e sonorità che toccano l’animo, per un primo full album che i Vok lanciano in orbita con candore e atmosfera sognante. Dopo Tension del 2012 e Circle del 2015, due Ep che scaldano la tensione del gruppo, ecco Figure.

Un dream pop che esce di casa per incontrare l’ambiente e il paradiso lunare che gli islandesi trovano nei pressi delle loro abitazioni, per vivere di prassi onirica e rimanere a tratti senza fiato. La voce femminile della fondatrice Magrét Ràn non lascia scampo a seconde misure, imponendo misticismo elettronico di stile naturalmente nordico e imponenti misure sintetiche di sottofondo. Non ci sono viaggi stile Samaris (altra band islandese) nella lingua madre, ma le onde sonore sono comunque positive e ben costruite, segno di tempi di costruzione maturi con variazioni che utilizzano anche un sassofono, insieme ai sample di velata armonia. Polar, per esempio, ricalca alla perfezione il viaggio elettronico che mischia effetti allucinati e battiti costruiti intorno ad una spirale aggrovigliata. I Vok appaiono più minimali in BTO, addormentandosi con i The Weeknd in cuffia, tirando poi fuori un brano intenso e interessantissimo che risponde al nome di Figure. È l’animosità elettronica che viene fuori in un ambito che richiama i Goldfrapp e le onde magnetiche che fanno proprio l’uso della voce per esplodere armonie delicate e studiate.
I sentimenti ci sono tutti nel disco dei Vok, pronti a ragionare con speranza e felicità, ma anche con tensione e negligenza, sempre con l’elettronica che fluttua (Floating) e i giri di lancette che si fanno incessanti. I Vok sono figure che prendono forme, anche quando la dea Bjork diviene troppo grande per essere scalciata via da apprezzamenti meno regolari nelle metriche, e decisamente molto spiazzanti nei suoni (Show Me).
E vabbè che in Islanda, lo sappiamo, hanno qualcosa in più che nella musica si sente tutto, ma Figure sorprende per animosità e costruzione, idealizzati nel falsetto diabolico di Crime che si prende gioco del retrogusto pop. Un esplosione di luce come nel brano Lighting Storm, dunque, per innamorarci ulteriormente di questi quattro islandesi venuti dal freddo, ma pronti a scaldarti il cuore.

Testo a cura di Andrea Alesse

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