Un treno musicale che corre veloce. Intervista ai Cactus?

Dopo l’uscita di No People Party dedi Cactus? qualcuno ha gridato al miracolo.Una rinascita dell’underground italiano?

Chitarre roventi e speed rock sull’asse nineties sound. Dei ragazzi italiani pronti al decollo con un suono amante della velocità, determinati a divertirsi e correre veloce.

Abbiamo fatto qualche chiacchiera con loro:

 

– Folgorati sula via di Damasco dal british indie electro pop. Chi sono i Cactus? e come si può fare ad arrestarli?

Noi siamo Simone Marchiori, Andrea Berti e Francesco Lunardon.

– Mi sembra amiate molto le chitarre e il baccano colorato degli effetti Synth. Come si crea la vostra musica?

Le nostre canzoni nascono da un’idea che qualcuno di noi propone o da improvvisazioni fatte suonando insieme. Abbiamo un piccolo studio in cui ci troviamo molto spesso e dove lavoriamo a tutto il nostro materiale, da un paio di anni a questa parte stiamo sempre di più utilizzando sintetizzatori e campionatori. Registrandoci da soli passiamo molto tempo a sperimentare ogni suono possibile, e anche se questo allunga abbastanza la scrittura di una canzone non riusciamo a non farlo, ma ci odiamo a volte per questo.

– Ci sono anche influenze urbane nella vostra musica? So’ che siete stati in giro con un rapper a condividere live e rime.

Se per influenze urbane intendi che ci ispiriamo alla scena rap o hip hop può essere. Ascoltiamo un pò di tutto quindi ci capita di prendere ispirazioni anche da generi che sembrano distanti dal nostro. La collaborazione con Bohdi è stata davvero un evento casuale ma ha portato a cose pazzesche che sono andate oltre ad ogni nostra aspettativa, ne siamo davvero felici.

– È vero che state già lavorando ad un nuovo Ep?

Stiamo lavorando a 4/5 canzoni nuove al momento, se saranno un EP, diventeranno un album o una serie di singoli non lo sappiamo ancora. Stiamo cambiando un pò il nostro stile, come abbiamo fatto da Sorry for My Accent a No People Party. Speriamo di riuscire a pubblicarle presto!

– Visto che per me rappresentate un’isola felice, ditemi in tre aggettivi come definireste la scena alternative italiana del 2019.

Grazie mille! La scena alternative italiana di tendenza a noi appare un po’ “depressa” sia dal punto di vista musicale che dei testi, non sappiamo che altri aggettivi usare semplicemente perchè non la seguiamo per niente da vicino.

Andrea Alesse

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