The Mighties, la recensione di Augustus

The Mighties

Augustus

Sob! Records

 

Essenza garage rock che conia aspettative zombie-rock e nostalgia di vecchi accordi malsani di punk street rock. Dalla Perugia dei vicoli limitrofi al centro perbenista degli studenti ecco i Mighties, carica e cori di vera propulsione motoria.

Elettrizzanti fuzz e liriche che si cantano spaziando da un piglio alla The Dictators che incontrano i The Diplomatics, con un album di undici brani usciti lo scorso 11 aprile. Due side (denominate AAH e BUU), un busto romano nella copertina a mescolare irriverenza e spirito da giacche sgualcite e chiodi sempre appesi nell’armadio. Ed è subito colore musicale arrovellato di Ramones-mania (Back to the schoole), con sotto traccia un certo amore per il surf rock e la distensione degli accordi.

Chitarre che intonano velocità con keyboars infuocate accanto (Chinese Drop) e tanti cori da cantare insieme ai loro live, dove il divertissement si sposa con la voglia di relax e voglia di caciara (Everybody’s doing). Sentite Girl Inspector e scoprirete Lady Barracuda, ad esempio.

Una allegra brigala back from the grave, i The Mighties, nella quale, sempre ai cori, partecipano amici di bevute e serate, mentre il rock an roll prende sempre il sopravvento, con una marcia in più quando l’illuminazione zombie rock si impossessa dei cinque della band. I the Zutons riletti con vecchi pedali e vecchi film ci horror b-movie, come nella bella Girl in the zoo, una delle migliori del lotto.

Andate a vederli dal vico, ballerete col loro sano sapore rock, trasformando la serata in un orrorifica sfilata che purificherà le vostre menti.

 

 

Andrea Alesse

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