Soviet Soviet al centro del suono e dell’emozione con Endless

 Autore: Soviet Soviet

Album: Endless

Etichetta: Black Candy Records/ Felte

Suoni ibridi che mischiano velocità e delicatezza, con umori di una verace impostazione post-punk. È Endless dei Soviet Soviet, manifesto musicale che sulla scia di Fate alza il tiro del gruppo pesarese per un nuovo lavoro che sicuramente sarà apprezzato. Endless come metamorfosi e come inizio di una nuova strada, tra introspezione e basso elettrico steso tra rullate e lyrics rigorosamente in inglese. Una No new York di stanza sulla costa adriatica, con quel chiaro accodo strumentale che sputa fuori The Fall.

Alessandro Costantini (chitarrista), Andrea Giometti (voce/basso) e Alessandro Ferri (batteria), hanno però una loro precisa idea è una loro attenta ricerca del sound, personalizzato per una presa elettrica che non lascia indifferente l’ascoltatore.

Proprio come per i loro primi brani autoprodotti, il nuovo disco è trainato da una forza collettiva fatta da chitarre che tagliano a pezzi la nota, con il basso a dettar ritmo tra stop and go di pregevole fattura.

Nato durante il soundchek e le pause dei live dell’ultimo tour, Endless dei Soviet Soviet è già adrenalina al primo giro di boa. Fairy tale è infatti ipnotico ed evocativo sin da subito, con arrangiamenti naturalmente eighties e introduzione collaudatissima.

Segue Endless beauty, brano dal retrogusto post rock accellerato e dalla spirale di suoni secchi e precisi, segno anche della maggior ricerca della melodia a cui si è dedicato il gruppo pesarese. Lo vediamo anche in Remember now, godibile pezzo che si riaccende d’un tratto con enfasi e sperimentazione, preludio al finale che ruota intorno all’elegante riff di chitarra.

Invidiabile è l’enfasi di Going Through, condita da giro di basso alla Killing joke e nuova rottura nel mezzo, con finale rallentato. Con l’avanzare del disco, il sound dei Soviet Soviet si scopre quindi sempre più personale, con quella voce moderna (Settlefish) come i cambi di ritmo, mentre aleggiano corpulente architetture art punk. Qualche ingranaggio elettronico (Star) e un’attacco ghotic rock (Pantomime) fanno poi il resto, con Raimbow che ha un’aspirazione alla passione sonora, diretta alle emozioni di chi ascolta.

Finisce tutto nel muro sonoro di Blend, dopo che è di nuovo venuto fuori il mantra melodico di Endless, novità nuda e cruda che segna il nuovo corso dei pesaresi. A questo punto, una domanda è lecita: chi l’ha detto che in Italia non ci sono band interessanti e tecnicamente valide, capaci si conquistarsi una fetta di consensi anche oltre confini?

Testo a cura di Andrea Alesse

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