Rockets: i bambini per un futuro “Wonderland”

Era la fine degli anni ‘70 quando dalla Francia si diffuse un sound nuovo e sorprendente, con l’elettronica a farla da padrona e voci “trasfigurate” dal “vocoder”, un marchingegno fino ad allora semisconosciuto. Sentire alla radio brani come “Future woman”, “Fils du ciel” e “On the road again” non rendeva giustizia al suono proposto dalla band transalpina. I Rockets, questo il nome del gruppo, si proponevano poi un look strabiliante, fatto di teste rasate, tute spaziali e pelle argentata. Per i loro spettacoli introdussero i laser, il fumo e gli effetti speciali, diventando i pionieri dei concerti moderni, che ancora oggi sfruttano quelle trovate geniali. Dopo un decennio di grandi successi qualcosa però si ruppe. Trovare nuove idee per stupire diventava sempre più problematico e quel sound tanto innovativo alla fine era diventato quasi un’abitudine per le orecchie del pubblico. Così la band si sciolse e quel grande capitale musicale finì nel dimenticatoio. Qualcuno non si è però mai rassegnato a quell’oblìo e così, piano piano, ha raccolto i cocci e ricreato dal nulla il gruppo. L’artefice di questa rinascita è Fabrice Quagliotti che, insieme con John Biancale alla voce, Rosaire Riccobono al basso, Gianluca Martino alla chitarra e Eugenio Mori alla batteria, ha creato un nuovo progetto. Proprio oggi, dopo l’uscita del singolo “Kids from Mars” alcune settimane fa, è stato pubblicato Wonderland, un album tutto nuovo, che segue Kaos uscito nel 2016. In occasione della pubblicazione abbiamo rivolto a Quagliotti alcune domande.

Fabrice, i Rockets ritornano alla ribalta con un nuovo disco. Che cosa regalerà al pubblico questo lavoro?

«Abbiamo deciso di fare un concept album partendo come punto base:  i bambini come nostro futuro. Il titolo Wonderland invece evoca un mondo immaginario bellissimo, ma per noi Wonderland esiste davvero e l’abbiamo davanti agli occhi e si chiama terra. Cosa c’è di più bello e di più emozionante del nostro vecchio pianeta?  Purtroppo lo stiamo pian piano devastando. L’uomo è la vera arma di distruzione di massa, unico essere vivente capace di autodistruggersi. Confidiamo quindi in una presa di coscienza da parte dei bambini per evitare un disastro».

Qual è la filosofia del disco?

«Questo album è il frutto di un lavoro durato oltre 3 anni. È un viaggio che ripercorre: circa 50 anni di contaminazione musicale, da Bowie a Vangelis, passando da Marley e gli attuali Imagine Dragons. Sulla copertina è riportato anche il vecchio logo dei Rockets come segno di chiusura di un ciclo. Credo che Wonderland sial’album più vicino al primo album “verde” dei Rockets (che si intitolava proprio Rockets, ndr) ed era un lavoro decisamente rock. Wonderland è un album suonato con sonorità molto interessanti sia del punto di vista ricerca che di punto di vista tecnico».

Chi ha scritto testi e musica?

«I testi sono iscritti da John il cantante ad esclusione di Kids from Mars che è stato scritto da Tony Corizia. Le musiche invece sono scritte da me , in collaborazione con la band» .

Il vostro è sempre stato un sound all’avanguardia. Anche questa volta proverete a introdurre qualche innovazione tecnica?

 «Il sound di questo album è sul serio all’avanguardia. Si torna dal passato per suonare il futuro. Quindi una retromarcia sonora che sarà il sound di domani. Possiamo parlare di un sound Rockelectro con tanta anima e cuore. Insieme a Michele Violante il producer con il quale abbiamo lavorato, abbiamo cercato con tutti modi sonorità alternative. Ascolti Wonderland dall’inizio alla fine e non ti annoi mai. È un vero e proprio viaggio musicale».

Intervista a cura di Vincenzo Nicolello

Ufficio Stampa: Parole & Dintorni

Foto di Copertina da Comunicato Stampa di Parole & Dintorni

 

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