La classe di un artista politico: Billy Bragg live al Carroponte

25 giugno 2017, Sesto San Giovanni cambia rotta dopo mezzo secolo di governance “rossa”. La Stalingrado d’Italia muta il suo essere e la sua prospettiva, tra i commenti increduli di chi, come me, non lo riteneva possibile.

5 agosto 2017, al Carroponte di Sesto San Giovanni arriva Billy Bragg, cantastorie che mai nasconderà la sua vena politica di artista militante, sempre dalla parte degli umili e naturalmente incline ad una musica di frontiera, in cui politica e poesia perdono i loro confini. Un cantante scomodo per molti, ma punto di riferimento per altri e per la platea che è venuta a sentirlo in questo scorcio di un ex fabbrica, dove gli operai da lui molte volte cantati e sopportati sputavano sudore e fatica. E chissà qual è stato l’impatto di questo splendido personaggio, quando ha visto l’industria vicino ancora rumorosa e lui che faceva il check, forse intento a farsi sentire agli operai.

Billy Bragg è un beniamino senza età, un personaggio di quelli che Ken Loach metterebbe in locandina, mentre canta con in mano la sua chitarra di chissà quale storia lontana e indoss auna maglia dei Clash. Al Carroponte arriva dopo il tour negli USA, un railcoast trip fatto esclusivamente in treno, per avvicinarsi a chi non può permettersi un auto e per vedere la vera America e capire il perché del mostro del trumpismo.

Un passo verso un ulteriore maturità, per questo splendido 59enne (quasi 60 ormai) brizzolato che è stato citato nelle memorie di Bob Dylan, e che non si stanca mai di imbracciare il suo strumento, questa volta portato in trionfo per farci sentire l’album Shine a light del settembre 2016.

Lo show milanese diviene poi anche l’occasione per scaldare i cuori con ragionamenti spoken world posti rigorosamente prima di un nuovo pezzo, quasi a spiegarlo e voler far partecipare chi sta sotto al palco, ma vicino a lui in un ipotetico corteo antagonista. Accompagnato da un fedele roadie ad un’altra chitarra o alla keyboard, Billy Bragg non fa nessun comizio, bensì intona grandi brani come Handyman blues o There is Power in a Union, corale e imponente come lui.

Vestito con la sua camicia da benzinaio, ricorda l’importanza delle aperture al diverso, ricucendo la sua storia personale e della sua famiglia, anch’essa legata alla migrazione (il bisnonno proveniva da Amalfi). Nel calendario della serata compaiono però anche canzoni di lotta e passione che vengono fuori da King Tide and the sunny day flood, seconda raccolta di brani singoli a sfondo politico che riemergono ad un certo punto con la magistrale The sleep of reason, oppure con le cover al grande talento di Woody Guthrie.

E dopo un’invettiva contro il sole nero della Brexit e il culmine dell’epoca europea caratterizzata da un cinismo mediocre, tocca infine alla poesia di I keep faith, per un arrivederci a chissà quale battaglia.

Sempre viva, Billy Bragg.

Grazie a Carroponte e Ja La

Andrea Alesse

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