Gazzelle, è la legge del Superbattito

Autore: Gazzelle
Album: Superbattito
Etichetta: Maciste Dischi
Ufficio Stampa: Sporco Impossibile

Qualche foto sfocata, otto canzoni prodotte in poco tempo e un alone di mistero intorno alla sua figura. Gazzelle non imita nessuno e lancia Supebattito, un catchy pop sentimentale che è autoprodotto sulle sue emozioni e sulle sue esperienze (l’etichetta che dirige, invece, è Maciste Dischi, già super con i le Mura). Un romano che produce suoni analogici e melodici, ma che si lascia alle spalle pagine da Tv Sorrisi e Canzoni per cantare di amori messi al sicuro, vecchi ricordi e girotondi in discoteche ormai passate di moda. Prende il nome dal modello old school di un famoso brand commerciale di calzature, simbolo un tempo di giovanili pensieri di controcultura, al pari di sciarpa d’ordinanza e serate al Villaggio Globale.
Dietro basi elettro pop, Gazzelle costruisce le sue sonorità ammiccando ad un’armonia contagiosa e costruita nella cameretta di un giovanotto col lecca lecca in bocca e la pianola nello zaino. Zenzero e fenicotteri rossi che sprizzano di un’energia da fiaba poppeggiante, lontano dai cliché e dalle gloriose dissertazioni su storie d’amore. Dietro le quinte, quindi, come in un teatro dove suonano gli Air e tu sei orgogliosamente fuori senza biglietto, mentre scorrono nella tua mente i ricordi di una Londra dove scopri nel lontano 2006 i primi locali gay friendly accanto a qualcuno di speciale (Quella te). Ode e gloria, allora, a chi lancia un autore che aveva già provato tempo fa a mettersi in pista, salvo poi decidere di lasciare tutto nel cassetto, come nei rimorsi che sfociano in rivincita in Balena. Una voce spesso annoiata, divisa tra l’istinto giovane e una retorica che conosce l’inutilità dei lunedì e la nostalgia dello Zucchero Filato, con inserti di chitarre che costruiscono in Meltinpot un’atmosfera perfetta per cantare in rima e urtare sintetizzatori personalizzati con feticistiche polaroid.
Diviene quindi bello farsi accompagnare da Gazzelle nel mondo degli adulti, segnalati in Demodè con quel tocco di magia e groove electro dance che manda giù i bocconi amari dell’età. Qualche linea dell’onda calcuttiana, complice anche il piano che compare per la prima volta, la troviamo nella complicità di Nmrpm, ballad che rimanda in Gazzelle le ipotesi di mainstream direttamente in soffitta, a favore di una semplicità da cocktail e di una voglia di amici del mare. Si conclude con Greta non innamorarti mai, consiglio sincero e sornione di un artista che compone come se si parlasse da solo dinanzi allo specchio.
Andrea Alesse

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