Piccole poesie a luce spenta: El Matador Alegre e Dreamland

Autore: El Matador Alegre

Album: Dreamland

Etichetta: Cabezon Records

 

El Matador Alegre è Giuseppe Vallenari, produttore di nove tracce che sanno di un percorso ben preciso nella sua testa e nel suo universo. Dreamland, proveniente da Verona ma masterizzato a Chicago, è la fatica per Cabezon Records di un artista poliedrico e intimo, intrisa di slow core alla Ohio Kid, catapulte di indie folk che amano Will Oldham e elettroniche sensazioni di nuovo corso. Il ragazzo non ha paura e si cimenta in un disco completo e ben assortito, cantato in inglese e già chiaro dalla prima traccia di Venus and Mars. Una canzone dolce e caparbia con violoncello viola e archi, echi di orologio cantati e acoustic movement sognante. Diversa e più sperimentale è Let Me Disappear, magicamente più ipnotica e velata di tensioni elettroniche che si fanno prepotenti alla fine del disco. In Deep dark blue water tornano gli archi, mixati con synth e qualche ossessione alla Trent Reznor, capeggiata da dolcezza e salubri ritorni alla natura.

La mia preferita è però Choices, episodio che ama la musica di certi Shins e di una musica che si fa da aiuto dell’ascoltatore nel leccare le ferite di scelte spesso pesanti per il proprio futuro. Ecco allora una chitarra che si spinge verso prati fioriti allietando le stesse difficili scelte di cui parlavamo. Dopo il buio chitarra solo e effetti electro di For my Demons, mai doma nella sua personalità, bisogna spingersi nelle liriche che percorrono Servant Son acustico e molta ispirazione sintetica stile Air di sottofondo (Blood on My Hands). El Matador Alegre è così, è un assassino di cuori, ma è comunque allegro nonostante tutto il sangue che scorre lento tra ballad elettroniche che si ascoltano meglio al buio, magari con quel tocco industrial di I am legion.

Dead end non poteva non avere un certo tocco acustico, ricordandoci della sintonia di El Matador Alegre con tocchi docili e ambiente di lunare compressione. Un artista da tenere d’occhio.

Andrea Alesse

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