Gli Asino graffiano e convincono col nuovo disco “Amore”

Autori: Asino

Album: Amore

Label: Pioggia Rossa Dischi – fromSCRATCH Rec. – DreaminGorilla Records – Santa Valvola – Dischi Decenti – Floppy Dischi – General Soreness – 59SRS – Uno a zero – All Ways Wrong

 

E voilà la bombetta di Aprile. Gli Asino tornano in pista col loro alternative noise screanzato e gustoso, pieno di approcci personali e derive mai monocorde. Dopo “Crudo” e “Muffa”, gli Asino Giacomo e Orso da Massa Carrara picchiano giù duro tra batteria e chitarra a tratti sanguinante, con testi che ammiccano all’iper-reale non sense del quotidiano, prendendosi e prendendoci in giro con bordate di vitalità musicale e aggressività controllata. La trilogia si chiude, per ora, con un nuovo album sempre di sette pezzi dal titolo “Amore”, ma che con smielate tentazioni amorose non ha niente a che fare, misurandosi piuttosto con percussioni alla The Turin Horse e distorsioni che si aggrovigliano dietro un animo nervoso e punk sino al midollo.

Una cordata imponente di etichette ha accolto il disco a braccia aperte, per farlo uscire in cassette e vinile, oltre che in analogico, tra le angherie del mercato musicale che non fa paura ad un duo che si rifà ad un arte alla Lighting Bolt, smascherata nei maglioni a collo alto che i due indossano per camuffarsi da paladini pop.

 Poi, invece, accendi lo stereo e parte Sentirsi male, racconto che riporta in vita le voci robotiche del post-hc dei Laghetto e i testi particolari e intrisi di cantautorato noise. Più scordate e corpose sono invece le chitarre di Enorme, canzone che usa l’irriverenza alla Le Singe Blanc (francesi pazzi e enormi anch’essi) per darsi un suo tono nel mucchio. Niente a che vedere col noise spaziale di Umberto Space Echo, in cui Renzo Piano è dato in pasto alla Malora dei Marnero e viene triturato tra reef secchi e ritmi serrati. Si parla di burocrazia e pratiche, tra le righe di un brano più nervoso degli altri, anticamera del successivo party demenziale di Orsomariah Curry. Un brano ludico, in cui scherza sul nome di Orsomaria Arrighi (voce, chitarra) e sulle sue vicissitudini che affronta il nostro, immagino di ogni giorno, mentre l’altro Giacomo “Jah” Ferrari (voce, batteria) se la ride.

Doppie voci, quindi, che poi si perdono poi nel cantautorato punk di Offensivo, uno dei pezzi migliori, con saliscendi pericolosi di blues malato e grezzo, con qualche effetto di fondo gustoso. Dopo la parodia della malattia da telefono-dipendenza di Schiaphpho Dve, una finta canzone seria strabordante, chiude il lotto Trenita, pezzo dalla bella composizione in cui si sentono addirittura ritmi caraibici e deliri psycho, sempre stretti tra il serrato combattimento musicale dei due eroi che rispondono al nome di Asino.

Non diteci che “Amore” era l’ultima fermata, ve ne saremo grati cari Asino.

 

Andrea Alesse

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