Phil Collins: quanta emozione al Mediolanum Forum

Phil Collins ha voluto portare anche a Milano in un gremito Mediolanum Forum lo “ Still not dead yet tour”, così chiamato, con la solita auto-ironia che lo contraddistingue,  per richiamare l’autobiografia che porta lo stesso nome e per esorcizzare le cattive condizioni di salute che l’hanno perseguitato recentemente.

Per fare il suo ingresso sul palco è infatti accompagnato da un bastone e per la maggior parte del concerto starà seduto su una poltroncina al centro della scena e verrà aiutato degli stessi musicisti quando si deve spostare.  Anche se tutto questo dà irrimediabilmente un’immagine di un artista molto più vecchio della sua stessa età anagrafica, lo stesso Collins, prima di partire con il primo brano, legge un bigliettino in italiano quasi per scusarsi e confessare che, a causa di un’operazione alla schiena, si è “fottuto” un piede! 

Lo spettacolo inizia con “Against all odds”, quasi a voler cancellare lo spettro di non poter più salire sul palco in futuro. Tra il pubblico è subito un mix di commozione e tenerezza, pensando a quando Phil, ancora nei Genesis, saltellava come un giullare.  E’ proprio ricordando i tempi passati, che probabilmente è partito un grande applauso di incoraggiamento, per stemperare l’emozione e rompere il ghiaccio.  Del resto, ci pare di poter dire che Collins, nello show di Milano ha dato tutto se stesso, non cercando mai la compassione del pubblico in sala. 

Per ciò che riguarda il concerto, possiamo dire di esserci trovati davanti ad una perfetta ed oliata produzione che prevede sul palco, oltre a Collins, ben 14 musicisti : 4 tra coristi e coriste, 4 della sezione fiati, 2 chitarristi,  tra cui il fedele Daryl Stuermer  già con lui dai tempi dei Genesis, un bassista, un tastierista, un percussionista e lo stesso figlio di Collins, il diciottenne Nicholas, che dimostra una padronanza della batteria da non fare quasi rimpiangere il padre.  La scaletta snocciola una selezione dei numerosissimi successi commerciali dell’artista, con alcune concessioni al repertorio dei Genesis (ovviamente quello più recente) ed alcune cover.

L’impostazione è molto legata al suono della Tamla Motown ed al Soul, per cui il musicista inglese ha sempre nutrito una passione, tanto da dedicargli un mini-tour americano e l’album “Going back”, e ad inserire parecchi brani anche nelle esibizioni passate. La vivacità sul palco è sicuramente data dagli altri musicisti e dal ritmo sempre crescente, soprattutto verso la parte finale del concerto dove, dopo la parentesi sempre suggestiva di “In the air tonight”, vengono letteralmente “sparate” in rapida successione “You can’t hurry love” “Dance into the light”, “Invisible touch”, “Easy lover” e “Sussudio” che termina l’esibizione, prima dell’unico bis “Take me home”, per oltre due ore complessive di concerto.

Nel ringraziare Barley Arts per il graditissimo invito, ricordiamo la setlist: 

Against All Odds (Take a Look at Me Now)

Another Day in Paradise

Hang in Long Enough

Don’t Lose My Number

Throwing It All Away (Genesis song)

Follow You Follow Me (Genesis song)

I Missed Again

Who Said I Would (seguita dalla presentazione della band)

Separate Lives (Stephen Bishop cover)

Drum Trio 

Something Happened on the Way to Heaven

You Know What I Mean (Phil Collins alla voce e Nicholas Collins al pianoforte)

In the Air Tonight

You Can’t Hurry Love (The Supremes cover)

Dance Into the Light

Invisible Touch (Genesis song)

Easy Lover (Philip Bailey cover)

Sussudio

Encore:

Take Me Home

Testo a cura di Aurelio Hyerace

Foto di copertina gentilmente ricevuta da Barley Arts

POSSONO INTERESSARTI...