Il sempreverde Neil Young combatte con il suo rock a favore della madre terra

Neil Young è uno dei più influenti e controversi cantanti–autori della sua generazione, uno dei pochi veterani del rock con la carica e la vitalità di un giovane musicista. Dall’inizio della sua carriera ad oggi non ha mai smesso di scrivere, registrare e suonare, esplorando nuovi territori musicali, dal rockabilly al blues fino all’elettronica.

Ora è tornato in Europa in tour, toccando l’Italia con 4 fantastici concerti, partendo stasera da Piazzola sul Brenta, nel cuore di Postepay Sound. Neil si fa accompagnare dai Promise of The Real, la band di Lukas Nelson (figlio di Willie Nelson), in cui suonano Anthony Logerfo, Corey McCormick e Tato Melgar, con cui ha realizzato il suo ultimo lavoro Monsanto Years, album dal forte contenuto politico, ben esplicitato nel titolo, che vede l’Artista andare contro tutti: media, corporation, la compagnia agrochimica Monsanto (che opera con biotecnologie agrarie e che, a detta di molti, sta rovinando l’America con gli OGM).

Lo spettacolo contro le compagnie agrochimiche parte subito con degli agricoltori cospargere semi su tutto il palco, una scena che richiama un epoca in cui si coltivava con il sudore delle persone e non con la chimica.
Ecco a questo punto apparire Neil Young al pianoforte suonare la sempre verde After the Gold Rush , che anticipa l’immortale Heart of Gold con Young che torna alla sua amata chitarra acustica.
Mother Earth è un chiaro riferimento al momento che sta vivendo la natura ed è chiaramente un atto di denuncia contro il degrado ambientale. Una grande performance all’organo anticipa il cambio di set con una squadra di agricoltori moderni che cospargono pesticidi per tutto il palco. Questa metafora dal vecchio al nuovo il classico passaggio dal Neil Young degli esordi a quello più moderno visto che nel frattempo è entrata la Promise of The Real.
Il brano Old man è un perfetto collante tra il nuovo e il vecchio.

E’ passato qualche anno dalla sua ultima performance nel nostro paese e decide di omaggiare l’Italia con una versione di Nel blu dipinto di blu con uno splendido Lukas Wilson al pianoforte e voce. In questa parte acustica/elettrica Young esegue altri brani che sembravano essere rimasti del dimenticatoio come Alabama. Ad un certo punto scende dall’alto una tastiera come se fosse un dono del cielo sulle note di Like a Hurricane. Questa versione come quella di Down by the River sono molto lunghe con assoli interminabili , dove non sembra esserci tanta differenza di età tra i giovani e il vecchio hippie.
Tutto questo spettacolo sulla madre terra trovano l’apice con l’esecuzione dei due unici pezzi del suo ultimo album Monsanto Years e Wolf Moon che anticipano la classica chiusura con Rockin’ in the Free World.

Ci sono ancora due encore che chiudono perfettamente lo spettacolo di un cantante rivitalizzato dalla presenza della Promise Of The Real , dove il cantautore americano ha scovato nel suo lunghissimo catalogo di canzoni inserendo come sempre dei brani più famosi .

SETLIST:
After the Gold Rush
Heart of Gold
The Needle and the Damage Done
Comes a Time
Mother Earth (Natural Anthem)
Hold Back the Tears
Helpless
Old Man
Only Love Can Break Your Heart
Nel blu dipinto di blu
Alabama
Words (Between the Lines of Age)
If I Could Have Her Tonight
Winterlong
Powderfinger
Mansion on the Hill
Like a Hurricane
Down by the River
Country Home
Wolf Moon
Rockin’ in the Free World
Encore:
Like an Inca
Here We Are in the Years

Un Ringraziamento particolare a ZED live e D’alessandro & Galli per l’invito

Foto di Diego Feltrin – Testo di Carlo Vergani

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