Il suono dei Mogwai rapisce il pubblico bolognese

Dopo lo straordinario successo avuto con il tour di Atomic del 2016, che li ha visti calcare anche il palco del Ferrara sotto le stelle (report), I Mogwai tornano in Italia per presentare il loro nono album in studio: Every Country’s Sun.

Dopo aver messo da parte colonne sonore e collaborazioni con mostri sacri come Trent Reznor, la band scozzese torna alle origini con un album tutto loro. Dopo le date di Milano e Roma eccoli calcare il palco dell’Estragon di Bologna che per l’occasione presenta un quasi sold-out.

Ad aprire il concerto ci sono le Sacred Paws. Questo duo proviene dalla Gran Bretagna e si distinguono sul palco per la grinta e la voglia di fare. Musicalmente non lasciano proprio il segno, la formazione è alla moda (Royal Blood, White Stripes ecc), ma non riescono a colpire l’attento pubblico bolognese.

Se a Ferrara la band aveva colpito molto per il perfetto connubio che vi era tra la loro musica e il documentario sulla strage di Hiroshima, in questa occasione a fare da padrone sono senza dubbio le luci accecanti che accompagnano i riff di Stuart Braithwaite e soci. Praticamente suonano quasi per intero il nuovo brano lasciando spazio solo pochi brani degli altri 8 della loro ventennale carriera.
A fare la voce grossa sono come sempre i giri di chitarra di Stuart Braithwaite che sembra quasi accarezzare il suo strumento, mentre gli altri membri della band lo accompagnano alla perfezione senza mai sbagliare un colpo.
Con il passare dei brani i suoni si sono fatti più aggressivi senza mai disturbare l’ascoltatore, anzi più il suono si faceva acuto e più il pubblico sembrava apprezzare. Quasi un’ora e mezza abbondante di suoni e luci aggressive che rendono giustizia ad una delle migliori band più rappresentative della scena underground internazionale.

Un ringraziamento particolare a Indipendente concerti per il gentile invito

Foto e testo di Carlo Vergani

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