Il MI AMI Festival 2018, è finito, l’estate può iniziare

Breve report della due giorni al Circolo Magnolia di Milano.

Fare un’ulteriore celebrazione statica con il solito sermone in cui si elencano gli artisti presenti e qualche loro peculiarità dei live ci sembrava scontato. Per capire l’atmosfera del 25 e 26 maggio al Circolo Magnolia, purtroppo, non bastano le foto e i report, ma bisognava esserci e fiutare le novità musicali e le certezze che si sono presentate sui tre palchi del festival più fresco della musica italiana.

Detto questo, sulla base delle emozioni vissute e dei bagni di folla che si sono susseguiti venerdì e sabato scorso (venerdì sold out, sabato spazio per qualche manichino tra la moltitudine stringente), ho provato a racchiudere qualche motivo per cercare di spiegarvi cosa è stata in poche parole la 14esima edizione del Mi AMI festival 2018.

1 Lo spettatore del Mi AMI è uno dei più variegati che ci sia.
Gente in arrivo da tutto lo stivale e oltre, in un festival che non perde di interesse e si rigenera ad ogni nuovo giro. La direzione dei capitani Carlo Pastore e Stefano Bottura si fa piacevolmente sentire, e attrae chi ha vissuto i primi live del festival dei baci e dell’amore (nel lontano 2004), e chi decide di venire per abbracciarlo per la prima volta. No, non ci sono solo universitari incalliti, ma tanti appassionati della musica che si muove dentro e fuori le radio di quartiere e quelle mainstream, tutta rigorosamente fatta da artisti e band italiane.
2 Il palinsesto del Mi AMI è davvero immenso.
Come facciano a mettere insieme tante personalità e tanti artisti è una specie di mistero. Ma bisogna godere dei tre palchi e della varietà musicale proposta, per cercare un filo conduttore che abbraccia le code al botteghino delle birra e la cassa di Dj Gruff, tra un sorriso di uno sconosciuto vicino e l’indie pop del romano Germanò che canta le sue giornate a Trastevere, mentre il duo dei Coma Cose ci ricorda come si fa della musica importante, con il futuro nelle vene e lo street pop nel cuore.
3 Non si tratta di sola musica.
A parte l’area delle distro e i banchetti degli illustratori che si snodano l’un l’altro nel serpentone del garden del Circolo Magnolia, quest’anno ci ha pensato Jhonny Cobalto a farci meravigliare, illustrando i live set degli artisti in cartellone, e compiendo quella commistione tra visual art e musica che in pochi riescono a offrirvi ai propri festival. Tra mentalità da writer e colore, la festa è in pieno delirio, con il giusto cibo per le orecchie e per gli occhi.
4 Le sorprese sono sempre dietro l’angolo
Di Calcutta lo avete saputo tutti, usciva il suo disco ed è arrivato per suonarlo a sorpresa, con una chiara estasi dei presenti urlanti. Oltre al bomberone di Latina, però l’edizione 2018 è stata quella delle sorprese annunciate della reunion dei Prozac+, ancora acidi e scalcianti nonché emozionatissimi, e quella di altre soprese minori ma gustose, come Giorgio Poi che accompagna Missili di Frah Quintale e il set a sorpresa dei tropicanisti Selton, in acustico e in perfetta simbiosi con l’area relax Havaianas. Per quanto riguarda le esibizioni che mi hanno colpito, se mai ve ne interessi, voglio ricordare l’energia schizofrenica e noncurante dei Bee Bee See, i voli d’angelo sul palco di Auroro Borealo (non solo Cosmo), il petto nudo di Galeffi nel suo football pop nel giorno della finale di Champions, il disco set di Leo Pari curioso e intellettuale, e per finire la coloratissima sperimentazione dei Machweo.
Vedere e sentire tutto era impossibile, raccontare tutto è superfluo. Per l’edizione 2019 ci vediamo di nuovo al Circolo Magnolia, con ancora più soprese.
Il MI AMI è finito, l’estate può iniziare.

Testo a cura di Andrea Alesse ([email protected])
Di seguito, le foto a cura di Gianluca Conselvan:

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