Maru, la recensione di “Zero Glitter”

Maru

Zero Glitter

Bravo Dischi

 

Una piacevole camminata su synth zuccherati e melodie gentili, in un disco che ascoltato tutto d’un fiato vi fa conoscere Maru, siciliana trapiantata a Bologna e compagna di merende di Colombre e Perturbazione. L’indie pop che incontra la femminilità di architetture e piccole storie “fatte a mano”, come una lavorazione di vecchi maglioni eseguita nella propria stanza con musiche soft, incontri sulla porta (Giorgia) e letti dove si dorme da soli (la traccia Dove dormi, per l’appunto).

Tra i suoni elettro pop Maru mette però dentro al suo album anche linee acustiche, che in Bordeaux sono strategie malinconiche e suggestive, confrontandosi poi nella titletrack in un percorso a ostacoli tra echi di piano e riflessioni sull’immaginazione e suoi difetti.

Maru diventa così un’esperienza di nuovo cantautorato femminile, che ricorda la verve della romana Mèsa in I baristi, con il suo scintillio anni ’80 e le sue  storie di tutti i giorni che diventano le nostre. Un bel timbro vocale non manca, ed ecco che il suo lavoro si fa sempre più piacevole col passare delle canzoni, sino al folk conclusivo di Lunedì a Martina.

Batti un colpo insieme a Maru e il suo Zero Glitter.

 

Andrea Alesse

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