The King è arrivato in città. Live report del concerto di Pusha T al Fabrique di Milano

Quando Pusha T si muove oltreoceano non è certo per fare carezze a chi viene ad ascoltarlo. Un personaggio chiave della scena hip hop mondiale che non fa sconti neanche dal vivo, portando in giro la sua tridimensionalità rap con una fama da personaggio ormai acclamato, ma mai sazio di adrenalina e respiri del pubblico.

Al Fabrique di Milano l’occasione è ghiotta, con tutta la scena rap italiana che viene ad ascoltare quello che definire solo “King Pusha” sembra ormai riduttivo, visto che il suo hype va a braccetto con una fame di presenza live che il buon Pusha T mette in bella mostra anche nella data milanese. Mi parlano di un famoso calciatore che ha fatto carte false per essere all’evento, perché esserci è molto più che sentire il suo capolavoro “Daytona dallo stereo di un’auto. E magari dalla stessa auto che Pusha T guidava quando muoveva i suoi passi nella natia scena del Bronx, con dentro le casse Wu Tang Clean e company. Classe 1977, il nostro ha anche ieri sera dimostrato di avere un energia e una cattiveria positiva che mimetizzano storie personali e voglia di emergere, con un accompagnamento da battle sonora che è riuscito a mettere in risalto la caparbietà dei led che gli sono stati posizionati attorno. Niente clamorosi effetti speciali, perché al centro della scena c’è la corporatura di un fenomeno musicale ancora in crescita, che si muove libero nella sua gabbia dorata del palco.

Terzo album in studio e muscolatura ancora possente, che a Milano giunge in preda ad una voglia di affermazione nell’unica data in Italia, grazie alla sapienza di Radar Concerti che per gli amanti del genere porterà a dicembre in città un altro grande nome, Skepta (segnatevelo). La hit If You Know You Know parte così senza base, con Pusha T che emerge dalla palude del flow per ricordare la vecchia scuola è il sudore gettato a terra. Dopotutto “A rapper turned trapper couldn’t morph into us”, segno che i tempi non scalfiscono la materia rap di cui è fatto il buon  Pusha T, paladino di uno stile che in epoca di trumpismo delirante diviene ancora più massiccio. E i vecchi fan, chiamati a raccolta dal rapper durante l’esibizione, sono quelli che più di ogni altro hanno goduto dello show, vicini idealmente ad un artista che non dimentica le radici.

Ogni coro una potenza di fuoco, per un dico, “Daytona”, che lo stesso ha definito nel corso del live il migliore dell’anno in corso, segno che Santeria e Come Back Baby non si cancellano con un lavoro ad opera del prossimo pivellino di turno, magari imbalsamato e costruito. Tutt’altra pasta quella di Pusha T, che ha pensato anche ieri sera a devastare il red carpet del suono opaco, come solo i veri rapper sanno fare e con una voglia di esserci sconvolgente. PuSh, Push, Push…..

Grazie a Radar Concerti.

Andrea Alesse

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