Lily Allen al Magnolia: la recensione del concerto.

Il bel paese non è fatto per accogliere le voci femminili che accompagnano le giornate di tutti alle radio, basti pensare che l’unica ad aver registrato un sold out quest’anno è Dua Lipa, mentre Anne-Marie e Alice Merton si sono aggiudicate venue ben più modeste rispetto ad un locale di 3000 persone.
Stessa sorte è toccata alla regina del bon ton inglese Lily Allen che in Europa si esibisce in club da 1000-2000 posti, mentre a Milano viene declassata dal Fabrique ad un comodo tendone del Magnolia.
Ma poco importa alla Allen, che appena può prende subito l’occasione per incolparsene e farci una sonora risata sopra.
Conseguenza o meno della scarsa promozione che è stata fatta in Italia dell’ultimo disco No Shame, la cantante londinese non ha comunque voluto annullare la data per apparire davanti ad un esiguo numero di fan per cantare tutti i nuovi brani (fatta eccezione per un paio). 
Completo cambio di stile dal punto di vista musicale che vede la bellissima e soave voce di Lily copiosamente accompagnata da un effetto eco (Waste, Three) che si rivela nel suo splendore sulle note dei brani che l’hanno resa celebre (LDN, Smile, Who’d Have Known).
Scordatevi le atmosfere leggere e scanzonate dei primi album, No Shame è un trionfo di basi elettroniche tendenti al raggae che i fedeli fan della cantante ballano tutti e i 90 minuti della sua esibizione che la Allen regge egregiamente se non fosse per quella ciglia finta che le ha dato fastidio anche dopo essersela tolta. “Trenta minuti per metterla, 3 secondi per toglierla”.
Il concerto della cantante è fatto anche di questi simpatici siparietti che, oltre alle tonnellate di trucco tipico delle giovani inglesi, rendono ancora più gradevole questa fredda serata di dicembre che scorre veloce sulle note di Not Fair, Apples e Trigger Bang e si conclude con l’irriverente tormentone Fuck You.

Set list

Come on Then
Waste
LDN
My One
What You Waiting For?
Knock ‘Em Out
Smile
Party Line
deep end
Pushing Up Daisies
Three
Everything to Feel Something
The Fear
Higher
Family Man
Who’d Have Known
Not Fair
Encore:
Apples
Trigger Bang
Fuck You

Si ringrazia Vivo Concerti.
Testo a cura di Stefano Cremaschi.

 

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