Le sacerdotesse dell’isola del piacere suonano Interpretazioni dei sogni, siate pronti a perdere le vostre umili certezze

Autore: Le sacerdotesse dell’isola del piacere

Album: Interpretazione dei sogni

Etichetta: V4V-Records / Cloudhead Records

Lasciamo stare la genialità e l’originalità del loro nome, per me già segno di tutto rispetto per intuizione e particolarità. Le sacerdotesse dell’isola del piacere, infatti, sono un credibile e godibile progetto anche nella musica. Post-hc e emo suonato col cuore ruggente e sensibile, senza ovvie predicazioni o pretese di sorta. Parliamo di un trio basso batteria e chitarra da Piacenza che pubblica Interpretazione dei sogni,  concept album di 8 tracce anima e sangue con accento shoegaze e tensione che mi ricorda certe indimenticabili esperienze  sonore degli anni ’90, Nuvola blu di Occhi rossi a colazione e Spacciatori di musica stupefacente su tutte.

Dopo l’esordio di Tutto nel 2014, la band prosegue dritta tra la melodia e i ritmi nervosi, indossando la veste di psicoanalista dedita alle esplosioni sonore e ai passaggi radio dei Cloud nothing. Ma non c’è solo questo. La struttura dei testi è altamente studiata, capace di far compiere all’ascoltatore viaggi onirici conditi da esperienze letterarie e interpretative,  letture di Freud su tutte.

Ricordati del sogno apre lanciando segnali e parole d’amore all’importanza dei sogn. Viaggiatori noise con fuzz e distorsioni, quindi, con energia metaforica e melodia allo stato puro.  Da seguire sicuramente  sono gli arrangiamenti sonori con occhio ai primi calci dei Verdena, evidenti in Innamorata di un cavallo. E già, il cavallo, animale filosofico che ritroviamo in Forte come un cavallo, altra apprezzato brano in cui viene fuori l’eleganza dell voce a cui Le sacerdotesse ci hanno abituato. Poesia e sublime uso della figura retorica, in quanto il cavallo è un animale che se sognato da la forza per trovare nuove forze, ma anche che segna la voglia di uscire dalla monotonia scalciando nel recinto umano. Ancora melodia e pulsioni in Kafka, devoto pezzo legato alla Metamorfosi con ritornello che ti porta dentro i tuoi ricordi più nascosti. Dopo Il mio magico corpo, canzone con pezzo strumentale degno di nota, ecco la stupenda Cuore di tenebra, ispirata al famoso racconto di Conrad. Un’altro viaggio, con al centro l’eternità della lotta interiore tra bene/male, con chitarre muscolose e emozionali. Alla fine, i ritmi si prendono una pausa con la struggente Non siamo più, una riflessione amara tra la fine della gioventù e il capolinea di una relazione umana. 5 minuti e 11 secondi di buio incantato, passati a pensare ai nostri fantasmi interiori.

Testo a cura di Andrea Alesse

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