I John Canoe producono Wave Traps, potere alla tentazione surf

Artista: John Canoe
Album: Wave Traps
Etichetta: Bomba dischi

Quante volte ti trovi a vedere dei film e scorgi nelle scene più sanguinolente e pazzoidi una canzone che cavalca un onda di fuzz e suoni acidi? Quante volte puoi aver ascoltato il rumore che ispira i John Canoe?
From Testaccio with attitude e sentimento lo-fi. I John Canoe si fanno di nuovo sotto con Wave Traps, dopo l’EP ufficiale ActorBoy e una nuova solida interpretazione di un mondo stretto tra attacchi fuzz e ripensamenti della vita quotidiana che ti prende a calci, mentre l’ultimo giro di swing fa ballare le coppie e tu ti trovi da solo con la tua soda al bancone, naturalmente corretta. M andiamo con ordine, i John Canoe sono ora un trio, formatosi inizialmente sotto il nome di “The Sasquatch” dall’unione di due poeti di strada quali Jesse Gemano’ (voce e chitarra) e Stefano Padoan (voce e batteria). A Dicembre del 2014, con l’ingresso nella band di Mario Bruni (voce e basso) cambiano nome e formazione, e ora lanciano per la concittadina Bomba Dischi una nuova predica surf rock, tra sprazzi rock e ritorni acid garage.
Un disco che parla di presente, e col presente in testa ha inizio quando Chinese Take Away pulsa batteria ansiosa tra Morlocks e Fuzztones, con spaziali melodrammatiche prese di posizione sulla medietà scambiata nell’ennesimo pasto cinese “a portà via”. La tranquillità che si fa una scatola di cartone, low cost come la vita e acida come il ritornello. Ma vi avevo parlato anche di pop, inguaribile sentimento che si sposa con un jungle armato di buon intenzioni in Young Fall. Un pezzo che fa saltellare cheerleader e tifosi di zuccherato pop punk alla The Queers, con aperture molto trendy. Preparate la gelatina per capelli e tornate a ballare accanto al flipper, prima che Hold My Hand riproponga un bel sound con pensieri anche rallentati e sprizzanti rilanci surf (Ray Daytona qualcuno lo ricorda?). L’oscurità di Digital Grey fa poi il resto parlandoci dell’oblio delle relazioni informatiche, con un’accattivante sound da frangetta scomposta mentre va sotto traccia un garage proudly lo-fi. Monday Morning sembra invece tratta da un libro biografico su un bandito del Mississippi, con vita breve e malata di blues come il suo suono.
Onore poi a Dance Fellow, brano dal ritornello magnetico e dalla percussione facile, quasi un afro garage beat che si appoggia su una voce distorta, con esplosione al minuto 3.22 che fa buon viso ad ogni cattivo gioco. Non mancato neanche pulsioni alla Alternative Tentacles nella oscura Red Lips, senza dubbio una delle migliori tracce del blocco di Wave Traps. Signore e signori, ecco i John Canoe.

Testo a cura di Andrea Alesse

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