Il sound spirituale di Xavier Rudd travolge il Vittoriale

Giovedì 25 luglio, Gardone Riviera. Sono da poco passate le 21, è una sera particolarmente rovente nell’Anfiteatro del Vittoriale.
Anche questa stagione di Tener-a-mente, il festival che da ormai nove anni attira sul Lago di Garda grandi artisti nostrani e internazionali, si sta avviando al termine, l’evento di questa sera è il penultimo in programma.
La platea e le scalinate dell’anfiteatro sono gremite di fan di Xavier Rudd, polistrumentista e cantante australiano celebre in tutto il mondo. La cornice, con la splendida vista sul lago, è ideale per la sua musica che unisce reggae, folk, pop a tematiche spirituali, impegnate, di profondo rispetto per la natura e le minoranze etniche.
Qualche minuto di ritardo, ma ecco che Xavier Rudd e la sua band salgono sul palco, acclamati da urla e applausi dalla platea, stasera pienissima.
Xavier inizia il live con The Mother, successo del 2005, brano rappresentativo della sua musica e poetica, dedicata a Madre natura e alla sua onnipresenza.
Da subito è palpabile un invidiabile affiatamento con il pubblico, che si alza in piedi fin dal primo brano, lasciandosi trasportare dal ritmo irresistibile e dai testi emotivi e colmi di vibrazioni positive.
Rudd porta in scena il Didgeridoo, scenografico manufatto aborigeno, un lungo e grande strumento a fiato che si sposa perfettamente con la sua musica intrisa di suggestioni tribali ed etniche, con i suoi testi impegnati per i diritti degli Australiani autoctoni, di cui è un discendente. D’altra parte la sua riconoscenza verso questa antica cultura non potrebbe essere più esplicita: mentre suona il Didgeridoo, un membro della band sventola un enorme stendardo rosso, giallo e nero, la bandiera degli aborigeni australiani.
La serata prosegue spaziando nel suo vasto repertorio, da Rusty Hammer a Breeze, dimostrando un’incredibile abilità nei pezzi strumentali (non per nulla è considerato un one-man band), dove lascia che sia la pura musica a parlare, oltre a una voce di rara intensità.
Il pubblico si lascia trascinare dal suo personalissimo sound, che spazia dal folk al reggae all’indie, ispirato dalla musica etnica tradizionale, particolarmente quella aborigena. In accordo con la sua poetica sciamanica, la performance di Xavier è fatta anche di gestualità e mimica, movimenti delle braccia dal sapore rituale e luci che ora riempiono di colore il palco, ora alternano bagliori bianchi a ombre.
Xavier propone pezzi potenti, impegnati, che celebrano l’amore per la natura, la bellezza del mondo, la difesa delle minoranze etniche.
La sua poetica richiama a un tempo ancestrale, primordiale, quando la musica era magia, evocazione, unione dei singoli nella comunità, comunione con la natura.
Fra successi come Culture Bleeding e Storm Boy, tratto dal suo ultimo disco (dallo stesso nome), nella sua scaletta c’è posto anche per la cover di Master Blaster, canzone reggae dell’artista afroamericano Stevie Wonder. L’atmosfera si fa quindi esoterica, il canto sfuma nel chanting, con Creancient, composta nella foresta amazzonica dopo aver partecipato a un rito tradizionale.
Il pubblico lo segue ammaliato, tenendo il tempo con le mani, rispondendo al suo sound con urla, lasciandosi trascinare dalle vibrazioni folk e dai ritmi tribali.
Xavier saluta e ringrazia la platea con la superhit Follow the Sun, ma gli spettatori in estasi lo richiamano sul palco con urla e applausi, convincendolo a regalare altri due brani: Lioness Eye e Spirit Bird.
Grazie Xavier per questa serata indimenticabile, piena di sound rituale e vibrazioni positive, echi tribali e testi spirituali. Riprendendo la chiusura di Messages, “May your journey be long / And now I wish you the best of luck”.

Prossimo e ultimo appuntamento di Tener-a-mente: domani 26 luglio con Glen Hansard.

Si ringrazia Ja-La Media Activities per il gentile invito.

Testo a cura di Anna Travagliati

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