Homelette, cuore folk e interiorità in Empty Suitcase

Autori: Homelette
Album: Empty Suitcase
Label: More Letters Records

Gli Homelette sono un duo che si muove sull’asse Roma/Bari, innamorato della scena alt folk e desideroso di affacciarsi in quei territori che confondono le materie indie e la delicatezza melodica. Una musica da scorgere come affacciati ad una finestra di un ultimo piano, tra  pianoforte, synth e chitarrina elegante. Dopo il precedente lavoro “Morning Hollows“, ecco Empty Suitcase, un Ep impreziosito dalla grafica di Alessandro Lanfracotti e dalle onde del mare che echeggiano nella prima traccia dal nome Ghosts.

Premi play e ti sembra di sentire la vecchia e cara scena dell’indie italiano, con un piglio alla Amour Fou, che i nostri Homelette rileggono in chiave anglofona e propria, come se il folk di Damin Jurado li avesse marchiati a fuoco. Un duo onirico, questi sono Danilo De Candia e Marco Pierro, padroni di una presa di posizione minimal intensa e sognante.

Dentro il loro nuovo Ep, il jazz di A thousand Winters spalmato su cadenze lo-fi, ma anche creature della notte tra i relitti di carcasse marine ed effetti elettronici nella traccia Space. Le linee di piano in Submarine incontrano la musica beata di Federico Albanese, e si confondono tra qualche arco, in una miscela di alta intensità interiore. Prodotto a metà tra strumentale e forma-canzone cantata, parliamo di una traccia che scuote le proprie corde interiori, prima della base elettronica che li coinvolge in Streetlights.

E se dopo aver visto le luci dell’alba torni a casa, non dimenticare di cantare gli Homelette di Songforu, ultimo passaggio per scaldarsi senza un impianto di riscaldamento e appassionarsi alla loro musica, nient’altro che folk del terzo millennio, sperimentale e coraggioso.

Testo a cura di Andrea Alesse
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