HEALTH, la recensione di VOL. 4:: SLAVES OF FEAR

HEALTH

VOL. 4 :: SLAVES OF FEAR

Loma Vista Recordings/Caroline

 

Declino, declino, e ancora declino. Gli Health sono ora un trio, ma incarnano alla perfezione la frammentazione del suono moderno, spaziando dalle tentazioni noise alla tela elettronica, con una matrice metal industrial e una certa amicizia con lo spazio techno rave.

Una miscela esplosiva, che si lega alla voce piena di pathos di Jacob Duzsick, alle prese con temi pesanti ma veri come la disperazione e l’isolamento. Un insieme di ruvidità sotto traccia che accompagna una litania messa in piedi da un macabro rituale, come la quotidianità. Ecco allora le pulsazioni della cassa di God Botherer, che si accostano poi al futuro del buco nero di Black Static.

Effetti collaterali garantiti in un incandescenza putrida, aggraziata dalla sola voce di Jacob, che fa contraltare alla robotica automazione sonora di pezzi stordenti come Nc-17, in un mondo azzeccato per gli amanti di Lovecraft.

Attenzione a giocare con la madre terra, perché il futuro è probabilmente come nella stanchezza di Rat Wars, canzone allucinata dove il sound degli Health anticipa la fine dei tempi con una corsa all’indietro che di porta proprio a Strange Days (1999), pezzo di cibernetica materia industrial e vapore fumoso, rallentato proprio dal ritorno al passato.

Dopo l’elettronica impaurita della titletrack, però, la ballad Decimation è l’acustica premonizione di un possibile barlume di speranza presagito dalla band di Los Angeles, sempre a mò di Health pensiero si intende.

Visto che i bravi ragazzi saranno in Italia, non perdeteli:

– giovedì 14 al Circolo Magnolia di Segrate (MI),

– venerdì 15 al Traffic Live di Roma,

– sabato 16 al Freakout Club di Bologna,

– domenica 17 allo Spazio 211 di Torino.

 

Andrea Alesse

[email protected]

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