Franky Maze, lo strano caso dello sciamano american dark

Autore: Franky Maze
Album: Night Flood
Booking: Metaversus PR

Avete presente la sterminata prateria americana? Ora metteteci una voce profonda e arpeggi che scaldano le vostre serate come un fuoco accesso sotto un canyon. Non siamo molto lontani dalle liriche di Night flood, Ep autoprodotto che suona blues nelle vene e dark nella riuscita sonora. Sono le cavalcate di Franky Maze, al secolo Francesco Mazzi, songwriter che avuto modo di aprire, tra gli altri, i concerti di Spiritual Front, Dellera, Bob Corn e Lame. Dal 2014 è chitarrista di The Giant Undertow, dimostrando così una vitalità artistica che ama destreggiarsi tra progetti e sudati live show. Cinque brevi tracce fanno il resto, strizzando l’occhio al country western e al folk, con accanto anche una spiritualità figlia di Nick Cave e Horsepower. Il titolo nasce dalla crasi tra le ultime parole dei titoli del primo e dell’ultimo brano, a simboleggiare un’unione tra stili musicali tutti messi in piedi con un inglese nelle lyrics e una passione negli arpeggi.

Dark was the night è la prima canzone del lotto, che nel titolo e nel ritornello cita il monumentale brano di Blind Willie Johnson, suonato nel 1927 e poi ripreso da molti artisti. Un blues lamentoso come la solitudine che ricorda, cantato da Franky Maze con dedizione e con un mandolino che non tradisce una marcia imperiale che esplode nel ritornello. Accompagnato da Giuseppe Carlucci alla batteria, Franky si contorna della chitarra di Lorenzo Mazzilli in Wayfaring Stranger, brano tradizionale americano che è all’inizio misterioso e poi apre alla psichedelia stile Movie Star Junkies, con doppie chitarre e cavalli lasciati a dormire fuori dal motel con pavimenti puzzolenti. Il pezzo in cui si sentono al meglio le potenzialità vocali d el nostro sciamano (italiano) Franky Maze è comunque Great Sleeve, sciamanica e imponente. Non manca la ballata classica, riproposta in Alice con interpretazione autentica e sentita, quasi come in una scena d’amore di una pellicola dal cuore western moderno.

A contrastare la verve americana e l’amore per certi origini musicali, ecco Love is the flood, in cui Maze tende la mano al dark educato ed evocativo, con accenni elettrici di guitar e i Veils che improvvisano in un atmosfera cupa da in the middle of the night. Un dialogo animato con un nuovo genere, trattato con la delicatezza di percussioni che fanno da contorno ad una quasi poesia notturna.

Andrea Alesse

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