Il principe del folk italiano d’autore a Tener-a-mente: De Gregori torna al Vittoriale

Questa sera finalmente l’anfiteatro del Vittoriale, dimora del grande poeta Gabriele d’Annunzio, risuona di un canto italiano. Dopo tanti artisti stranieri, ecco il primo artista del nostro paese di quest’anno: Francesco De Gregori.

Cantautore, chitarrista, poeta, con all’attivo una cinquantina di dischi e 40 anni di carriera alle spalle, è senza dubbio uno dei live più attesi di questa ottava stagione di Tener-a-mente.

La platea e le gradinate straboccano di gente venuta da ogni dove per assistere all’esibizione del Principe nella splendida cornice del Vittoriale (non per niente l’evento ha registrato il sold out).

In questa epoca di musica di nicchia e di cantanti che non superano il lustro di attività, c’è qualcosa di confortante nell’osservare il variegato pubblico di stasera. Da bambini al seguito di genitori che hanno voluto scegliere un concerto speciale per la prima esperienza live della prole a fan di vecchia data a cui le melodie di Francesco risuonano cariche di ricordi di gioventù, senza dimenticare i giovani adulti e gli adolescenti (e si sentono perfino i vagiti di neonati!). Tutti insieme, tutti uniti nell’ascolto di questa grande voce del rock pop folk italiano, finalmente tornato al Vittoriale (dove si era già esibito a luglio del 2012).

De Gregori sale sul palco puntuale, accolto da urla e da un applauso scrosciante. Cappello, occhiali da sole, abbigliamento sobrio: Francesco sa di non aver bisogno di presentazioni. Attacca subito con un grande successo del 2005, Numeri da scaricare.

Ringrazia poi il pubblico per l’accoglienza e la direzione per l’invito: non si può certo rimanere indifferenti alla bellezza dell’anfiteatro all’aperto, soprattutto in questa sera calda ancora piena di luce.

L’attenzione dei fan è palpabile, sia nei brani malinconici e intensi come Non è buio ancora (traduzione di Not Dark Yet di Bob Dylan), che in quelli dal ritmo veloce (Celestino). Non sono certi molti gli artisti in Italia a poter vantare un simile repertorio, che abbraccia decenni e tematiche diverse, dal ricordo della guerra (Il cuoco di Salò) alla nascita di una nuova vita (Raggio di sole).

Lo stile di De Gregori, teso fra pop e folk, intriso di elementi popolari e di pezzi lirici di grande intensità, risuona inconfondibile nell’anfiteatro, affascinando i fan di mezza età e la generazione del nuovo millennio. Sono canzoni vere, queste, che seducono le orecchie, fanno tremare il petto, invitano a seguire le note con il movimento del capo.

Non può certo mancare un grande classico come La leva calcistica della classe ’68 (premio Football Leader), che da decenni emoziona il pubblico con il piccolo giocatore pieno di paura e coraggio: “Nino capì fin dal primo momento / L’allenatore sembrava contento / E allora mise il cuore dentro le scarpe / E corse più veloce del vento”.

Il palco è sobrio ed elegante, con un semplice filo di luci dorate sospeso per aria, ora più evidente contro il cielo ormai scuro. Francesco domina la scena, cantando in piedi davanti al microfono, dedicandosi ora alla chitarra ora alla fisarmonica. Il palco si tinge di rosso e oro (Bambini venite parvulos), senza dimenticare le sfumature più intime di viola (Caterina).

Si passa quindi a 4 marzo 1943, in omaggio a Lucio Dalla, ricordata da tutti con il nome di Gesubambino (che avrebbe dovuto essere il suo vero titolo, prima della censura obbligata).

Il pubblico segue rapito lo spettacolo, partecipando anch’egli all’esibizione, ora scandendo il ritmo con le mani, ora accogliendo le canzoni con urla, ora cantando a memoria brani di testi.

Ma ormai siamo già all’intensità lirica de La donna cannone, e quindi a Titanic, vivace, orecchiabile e intrisa di critica sociale sulla divisione in classi, tratta dall’omonimo album del 1981.

Bastano pochi minuti di applausi e urla perché torni sul palco per regalare gli ultimi brani ai suoi fan. Dopo l’intensa Alice non lo sa, De Gregori prende la parola, “Devo presentarvi una persona”, ed ecco che la moglie, Alessandra Gobbi, “Chicca”, sale sul palco, per intonare insieme al marito Anema e core. Il duetto napoletano sorprende e delizia la platea, Chicca non è una cantante ma eccola, a condividere la scena con Francesco, a essere ricompensata con applausi scroscianti.

Francesco De Gregori congeda il pubblico con uno dei suoi brani più intensi, Rimmel, quindi presenta i suoi colleghi, si inchina, ringrazia, e infine esce, mentre la folla ormai tutta in piedi applaude e grida di gioia.

Grazie per questa serata di musica d’autore di rara intensità. Domani De Gregori sarà al Castello Sforzesco di Vigevano, mentre Tener-a-mente offrirà la gara di recitazione di poesia Più luce. Prossimo concerto: Paul Metheny mercoledì 18 luglio.

 

Testo a cura di Anna Travagliati, si ringrazia Ja-La per il gradito invito. 

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