FLAMINGODS, la recensione di Levitation

FLAMINGODS

Levitation

 

Tra Londra e Bahrain, il gruppo dei Flamingods è stato fondato da Kamal Rasool nel 2010,e ora slanci in un universo caleidoscopico di brani universali e colorati, tra l’alternative rock e la disco indie pop.

Un miscuglio riuscito di sgargianti synth alla Klaxons e un tessuto di manipolazioni in stile Indianizer accompagnano la loro creatura dal titolo Levitation. Il beat come linguaggio originale e da spacchettare in mille pezzi, il paradiso come una terra da raggiungere con psichedelici rimandi alla scena tardo yuppie (Koray). Linguaggi che lasciano un’ottima adrenalina e ti invitano al viaggio, cosmico o fisico che sia, strizzando l’occhio al funky e alla creatività (sentite Astral Plan).

Ci sono tanti mondi, al di fuori del loro quartiere e dalla retorica Farage oriented, ed ecco allora che i Flamingods ci aiutano a capirli con la spinta di una batteria dai tempi secchi e con una voce che tira fuori l’aspetto weird e psychotico. Lineamenti in 8 bit e filastrocche per novelli nerd sono presenti in una traccia come Olympia, mentre Club Coco è una canzone figlia delle stelle che ricorda la scena pop deviata da acidi e buone prassi.

Davvero una bella musica, tracciata con spessore e forza in un contesto senza destinazione prefissata e senza retorica, ma ben costruito e pensato per divertire e divertirsi, anche con orientalismi (Nizwa) e puntellamenti elettronici dietro chitarre sempre psichedeliche.

Bel colpo Flamingods.

Andrea Alesse

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