Ex-Otago al Serraglio club, un pezzo di Marassi a Milano

Le premesse per una serata divertente c’erano tutte: Ex-Otago band goliardica che non si prende troppo sul serio, nuovo disco fresco di ampi passaggi in radio, un club molto indie che si sta affermando clamorosamente in città.
Dopo il sold out del giorno prima a Bologna, ecco il nuovo tutto esaurito al club Serraglio di Milano, con tanto di post con ricerca biglietti sui social, inevitabili code per entrare, gente che rischia di rimanere fuori ma ci prova lo stesso. È il trionfo del sound degli Ex-Otago, genovesi che trasudano quartiere Marassi da tutti i pori, portandolo in giro per la penisola. Molto è cambiato da quando i nostri iniziavano con tastiere Casio e pochi seguaci sotto al palco. Rimangono sicuramente l’amore per la musica pop italiana con gusto non-sense e il sempreverde van bianco marca Renault del 1992, epico traghettatore della band che ora porta la gigantografia in bianco e nero del logo di Marassi.
Ad aprire le danze due donzelle che di nome fanno Le Pinne e cantano con verve cabarettistica accompagnate da una chitarra acustica. Doppi cori e testi allegorici, vedi la sgangherata ma simpatica Le cose gialle dedicato all’universo maschile. Alla fine, con la cover che completa l’esibizione siamo in grado anche di rintracciare la vera voce del duo milanese, giovane e creativo nella scrittura.
Con gli Ex-Otago invece ci tuffiamo subito nel delirio elettropop di una band ormai navigata ma sempre giovanilista, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Jovanottiani. E allora si parte con l’episodio tipico e scanzonato de I giovani d’oggi, dove echeggiano i primi synth che nell’ultima fatica intitolata Marassi lodano il lavoro del produttore Matteo Cantaluppi, uno dei ras del settore.
Si torna poi un po’ indietro con un bis che viene dal passato dei genovesi: Amico bianco dall’album del 2014 intitolato In capo al mondo e soprattutto Giorni Vacanzieri, vecchia hit con un video geniale (ricordate la neve?) e un rifacimento alla Fare soldi che ne arrangia virtù e ballabilita’. La sorpresa è però dietro l’angolo, quando durante la più profonda Gli occhi della luna sale sul palco per una breve ma intensa interpretazione Jack la Furia. Qualche sprazzo hip hop che ricuce gli strappi troppo poppeggianti e voglia di divertimento assicurata, con il pubblico che alza gli smartphone per immortalare.
Ecco poi la vecchia nostalgia di Costa Rica, una canzone a tono con la camicia del frontman del gruppo, quel Carucci che col suo inseparabile moschettone con chiavi porta il pubblico su una spiaggia assolata a colpi di buona vida e ritmi dichiaratamente melodici. Partono poi le rime di Patrizia e le chitarre sono sempre più scanzonate, mentre in Mare la voglia nostalgica di acqua salata fa il paio con quella tipicità dell’essere genovesi che portano in tour con verve e passione, ricordandosi però del buon vecchio Luca Carboni. Chiude un trittico cantato a squarciagola dai fan accorsi: Cinghiali inkazzati, Quando sono con te, e la sempreverde I figli degli hamburger. Un finale degno di nota con testo dall’invidiabile presa emotiva (al matrimonio ci vuole il dj è davvero esuberante) e sound ballabile come un boogie boogie ai tempi dei paninari. Finita la festa, ci vediamo al drive-in.

Si rigrazia Costello’s per l’invito.

Testo a cura di Andrea Alesse

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