Equlibrio precario e rock psichedelico: recensione di Supervintage dei Banana Joe

Banana Joe

Supervintage

 

Ci sono tre musicisti che ancora si divertono e tirano dritto verso la loro voglia di suonare. Sono i Banana Joe, una risposta in stile blues rock psichedelico ai quotatissmi Superorganism, con copertine e rime colorate che spaziano in un calderone variegato e senza freni.

E’ Supervintage mania.

Creazioni in 8 bit e musiche che con suoni freschi rilasciano quell’endorfina che alza spesso i decibel, in pura matrice rock. Bud Spencer Blues Explosion, Disco Drive, Bar Ponderoso, questi gli affini alle composizioni del trio genovese.

L’umorismo non manca, già dal loro nome, ed ecco che anche le distorsioni possono parlare di giornate pigre (Neve) e illusioni (Polline), sempre con testi in italiano e con poche articolazioni testuali. Composizioni dirette, dove a regnare è la musica di un mid tempo che marcia in uensday dritto verso l’allegria giovanile. Gran finale di fiati, prima di un salto accanto a gente tipo Sick Tamburo in altre canzoni che tirano in campo allegorie calcistiche e cori che fanno saltare in aria la platea.

Nessun atteggiamento da poseur, ma voglia di divertimento in chiave rock, alla ricerca di un’idea da far propria in sette canzoni (più la chiusura strumentale Omertse, una colonna sonora space rock figlia di Odissea nello Spazio) che mostrano una buona verve creativa e una conoscenza del suono, mixato col gusto di chi vuole perdersi nei reef con una melodia italiana e una propria idea di rock.

 

Andrea Alesse

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