Ep che passione: Manica e Ai Margini della città

Manica

La faccia degli dei

 

Testi affilati e un cantautorato intelligente che arriva da un palato musicale fine che risponde al nome di Manica. Cantautore ferrarese amante dei CCCP, il nostro artista produce cinque tracce che sono preda di intellettuali parodie sulla vita e sulla politica. Scrittura completa e trame sotterranee che strizzano l’occhio alla capacità di Motta e del Vasco Brondi nazionale in Parigi, e che in La libertà in questo paese sparigliano le catte in tavola col gusto della metafora e la chitarra di Fabio Dandy Bestia Testoni.

Capacità e buon gusto per osservare la realtà sono il pezzo forte di Manica, anche quando riadatta in versione punk Parole chiave del rapper Marracash, credendo nel ghigno lo-fi post 77 di gente che ruota intorno ai miti del passato, come Jhonny Dalbasso. Qualche melodia per raccontare storie non guasta (Marina e Ulav), sino alla scanzonata verve di Teoria dei buchi neri, ultimo brano in cui Manica ci guarda ridendo dietro ai nostri pc suonando una trombetta, da buon cantautore fuori dagli schemi e dal già detto.

 

Ai Margini della città

Looking Through, Looking For

Spore

 

Da Corato ecco una band amante delle atmosfere e delle sonorità post rock, nel senso più puro e vero del termine. Una delle migliori in circolazione, in Italia, per pulizia del suono e ritmica incalzante.

Un nome della band che predica nel modo giusto, e una musica di alti e bassi emozionali che partono dalla vecchia produzione Violet And Yellow Ryhtms, interpretazione classica alla Mogwai, passando poi per i sei minuti e oltre di una cinematica Looking Back. Una bella prova di strumentalità corale, che parte da una popolare filastrocca francese. Dal folklore al fragore delle chitarre, in un tragitto che segue le strumentalità di cinque ragazzi della provincia che mettono insieme anime e strumenti. Il loro secondo EP si chiude poi con Diquiet, branpo in cui si sente ancor più presente la produzione di Makai, tra saliscendi e colonne sonore che prendono forma.

 

 

Andrea Alesse

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