La festa irish-punk dei Dropkick Murphys torna a Milano: foto-report dal concerto all’Alcatraz

Un appuntamento con i Dropkick Murphys ogni paio d’anni dovrebbe essere prescritto da ogni dottore, perché decisamente i loro concerti fanno stare bene. Non è un caso se l’Alcatraz, oggi 17 Febbraio 2020, sia stra-pieno per accogliere il ritorno in Italia della band di Boston.
Dopo un veloce riscaldamento a cura di Jesse Ahern, prende il palco l’attesissimo Frank Turner, compagno di tour perfetto per i Dropkick Murphys, visto il suo impegno sociale abbinato ad una musica folk trascinante. Frank ottiene molti consensi, e viene applaudito più quando accompagnato dalla sua band rispetto a quando è solo con la sua chitarra: in questi momenti tende a parlare tantissimo, dicendo cose giustissime… che solo una manciata di persone nel pubblico sembra comprendere. Meglio quindi tornare al ritmo della musica, che mette d’accordo tutti.

Quando si spengono le luci e sulle note di Foggy Dew suonata da Chieftains e Siead O’Connor salgono i Dropkick Murphys, attaccando subito con The Lonesome Boatman, è evidente che non sarà una buona serata, ma una serata EPICA. All’attacco della seconda in scaletta, The Boys Are Back, l’intero Alcatraz impazzisce, parte un pogo selvaggio, accompagnato da cori da stadio e crowdsurfing notevole. La cifra della serata è proprio questa: un concerto “brutale”, con l’acceleratore spinto sul lato punk della band, che suona 26 brani in poco più di 90 minuti, ed il pubblico che non si ferma un attimo (aiutato anche da una security all’altezza, che aiuta i crowdsurfer e li abbraccia scortandoli fuori dalle transenne). Al netto di un solo ringraziamento per l’Italia ed il pubblico fuori di testa, non ci sono tempi morti, ogni canzone sfuma nella successiva, il tiro è altissimo e la scelta di suonare parecchie cover classiche è vincente.

D’altronde, è anche questo il significato della “musica folk”, quella del popolo: richiamare antiche emozioni con canzoni che si conoscono da decenni, e questa sera i bostoniani mettono insieme una delle migliori scalette suonate in questo tour, facendoci ascoltare in un’unica serata The Wild Rover, Amazing Grace, Rocky Road to Dublin ma anche I Fought The Law.
Ma considerare i DKM come “il gruppo che suona cover fighe” è molto riduttivo, tenendo conto che il resto della scaletta propone loro canzoni del calibro di The Boys Are Back, Going Out in Style, Rose Tattoo, I’m Shipping Up to Boston: il loro repertorio è ampio e di alto livello, non si tratta di una band che ha azzeccato un paio di canzoni o un genere musicale specifico, bensì di un gruppo in giro dal 1996 e che ha raramente sbagliato un disco.
Anche i due nuovi brani brillano, e Smash Shit Up è un nuovo classico da cantare con gli amici, possibilmente punk di vecchia data.

Si chiude con la classica invasione di palco, mentre la band ci promette che “We’ll meet again / Don’t know where, don’t know when” (We all had a good time / And we’re sad to see it end)”, e non vediamo l’ora che la profezia torni ad avverarsi.

Di seguito, le foto di Paolo Bianco – ringraziamo Hub Music Factory, promoter del concerto, per il photo-pass

Dropkick Murphys a Milano: la scaletta del concerto

The Lonesome Boatman
The Boys Are Back
The Fighting 69th
Blood
Prisoner’s Song
Rocky Road to Dublin ([traditional] cover)
The Bonny (Gerry Cinnamon cover)
The Wild Rover ([traditional] cover)
The Battle Rages On
Sunshine Highway
First Class Loser
Your Spirit’s Alive
(F)lannigan’s Ball
Smash Shit Up
Cruel
God Willing
Amazing Grace ([traditional] cover)
Citizen C.I.A.
Johnny, I Hardly Knew Ya
The State of Massachusetts
I Fought the Law (The Crickets cover)
Out of Our Heads
Going Out in Style
—–
Rose Tattoo
I’m Shipping Up to Boston
Until the Next Time

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