Poesia elettronica e una donna di talento: Charlotte Gainsbourg al Fabrique di Milano

Charlotte Gainsbourg è una donna di talento, lo sapevamo. Ma vederla su di un palco e trovarla a suo agio su di questo è stata una piacevole sorpresa. Cantante estroversa e gentile, associa il suo personaggio cinematografico ad una figura che positiva, gentile e mai sopra le righe. Una cantante che non si prende troppo sul serio, insomma, e che ieri sera al Fabrique ha allietato noi turisti della musica con uno show sensibile e mai fumoso.

Una cavalcata di pop elettronico intervallata da melodie al piano e presenza scenica, in un palco che vede la coreografia portare otto porte luminose, in un rimando alla linearità di Sol Lewitt che incrocia le fluorescenze di Regine Shumann. Luci bianche, come bianche sono le camicie dei cinque musicisti (tutti maschi e giovani) che la accompagnano nel suo spettacolo di musica intima ed elettronica. Una donna la comando, in una rivendicazione mai sopra le righe delle capacità femminili; per lei, Charlotte Gainsbourg, che col suo talento potrebbe mettere in fila molti” potenti maschi” del momento.

Ma il suo non è un set politico, bensì un accompagnare le note di un album ultimo, Rest, che ha visto collaborazioni importanti e la messa a nudo di storie familiari. Note di elettro pop concitato e che ti fa muovere, nella nebbia sparata tra la scapigliatura di un’artista che canta da seduta Ring-a-Ring o’ Roses, e che ripete come una regina tradita versi sobri in I’m a Lie. La personalità non manca, e mentre i suoi musicisti duettano con lei e si scambiano di strumento in maniera sovente, arrivano anche le dediche alla sorella, punto nevralgico dell’armonia di Les Crocodiles.

Sorriso e cordialità in pieno savoir faire francese, con pezzi di umanità nuova (soprattutto quando intona Charlotte For Ever ) che Charlotte Gainsbourg non mette mai in secondo piano. Questa è Charlotte, questa è la sua musica, quella di una predestinata che non vuole apparire, ma essere e basta. E anche al Fabrique, la sua musica ci ha lasciato qualcosa, passando dal francese all’inglese, e mettendo anche in mostra spigolature elettroniche alla Death in Vegas, sempre accanto a prelibatezze pop di matrice eighties.

Doveva arrivare quest’estate, e, seppur in ritardo, Charlotte Gainsbourg finalmente l’abbiamo ammirata.

Grazie a Radar Concerti.

Andrea Alesse

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