CHARLIE CUNNINGHAM,la recensione di “Permanent Way”

CHARLIE CUNNINGHAM

Permanent Way

 

Uscito il 7 giugno 2019 via Infectious/BMG, il britannico campione di ascolti ha prodotto un album intimo e sincero, arroccato su strategie semplici ma efficaci. Musica per palati fini, capace di catturati in acustico e cercare dentro di sé una risposta alle difficoltà della vita.

Charlie Cunningham è delicato e concentrato, andando oltre il binomio tra folk e electro slow-core, in una direzione alla Mount Eeri meno disperato, e con accanto la dimensione bucolica del viaggio alla Old Sea Brigade/The Passenger. Un cantautore del presente, più vicino ala scuola odierna americana e australiana che la rock modello Gran Bretagna. Una musica prodotta in una stanza ma suonata all’aperto,  in cui la musica del paesaggio è il battito di una farfalla a forma di chitarra pizzicata, come nella bellissima traccia Sink In,

Benvenuti in una dimensione in cui scoprire sé stessi in chiave acustica, cercando nei racconti intorno al fuoco con Charlie Cunningham una perfezione della voce nel cantato e degli accordi flebili e ondulanti, da veri amanti dell’armonia.

Per chi ama anche ritmi più moderni, ecco allora un roots indie in Different Spaces, una dimensione musicale lenta che culla l’ascoltatore in maniera materna e godibile (con encestrali suoni finali da lasciare il segno).

Dopo due anni passati a Siviglia a specializzarsi nel suono, e dopo 3 ep e l’album Lines rilasciato nel 2017 via Dumont Dumont, con oltre i 165 milioni di click sui canali di streaming, Charlie Cunningham prova l’ebbrezza della maturità e del calore, da vero maestro.

Andrea Alesse

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