Cabruja – la recensione del disco

Dal novembre scorso, è disponibile “CABRUJA”,  il primo album del cantautore venezuelano, genovese d’adozione CABRUJA, con la partecipazione di Paolo Fresu nel brano “Gloomy Sunday”.

Come ci aveva descritto nell’intervista che potete ascoltare a questo link, l’artista ci aveva spiegato il motivo per la quale ha inciso questo disco, ovvero un viaggio personale tra brani a lui molto cari, con l’inserimento di due inediti : 

Lisboa Tbilisi e La Corazonada.

Tra le cover proposte Eduardo ha scelto due regine della musica rock come Tori Amos,  Bjork ed uno dei gruppi più importanti della scena britannica come i Portished.

Devo dire che è una scelta molto coraggiosa visto che sono voci diverse tra loro ma molto particolari soprattutto per una voce maschile.

Parliamo quindi della voce di Cabruja. 

Sicuramente è l’elemento di spicco dell’artista italo/venezuelano che si lega perfettamente con il sound world music che traspare su tutto il disco.

L’atmosfera generato dagli arrangiamenti di Giancarlo Di Maria, Cristiano Alberghini per All Mine e Denis Biancucci per la parte pianistica di Alfonsina y el mar, risultano molto taglienti che in un certo senso si allontanano dai tipici suoni sudamericani. 

Gloomy Sunday (titolo originale ungherese: “Szomorú vasárnap”) è una canzone scritta dall’ungherese László Jávor e musicata da Rezső Seress nel 1933 in cui si fa riferimento al suicidio.

Secondo la più accreditata delle versioni, nacque durante una cupa domenica parigina. Seress era piuttosto triste a causa di un litigio con la sua amata, dovuto ai suoi ripetuti (e vani) tentativi di sfondare nel mondo della musica.

L’interpretazione di Eduardo è magistrale accompagnata dalla tromba di Paolo Fresu, rendono l’idea della canzone in veste quasi di colonna sonora di un ipotetico film.  

B-line è una cover di una canzone dei Lamb rifatta in stile acid jazz dove la voce di Cabruja che cambia di toni come se fosse uno strumento a corde.

Con il secondo inedito si torna ai suoni più ancestrali dove gli strumenti si sentono a mala pena per lasciare spazio alla potenza vocale di Eduardo.

Unravel di Bjiork è pura poesia sonora con gli archi che cullano l’ascoltatore portandolo in un mondo meraviglioso.

Mi Querencia di Simon Diaz è l’unico riferimento alla sua terra non cambiando quasi neanche una virgola dell’originale del maestro. 

All mine dei Portished è forse uno dei loro più grandi successi con la voce di Beth Gibbons a farla da padrone.

Come per Tori Amos e Bijork, Eduardo si comporta egregiamente anche con questo brano al femminile, tratto dalla colonna sonora di James Bond .

Chiude il disco ancora con una voce al femminile con Alfonsina y el mar, e ci porta dal Venezuela alla grande Argentina per chiudere in bellezza con una tranquilla ninna nanna .

In questo disco c’è tutto di Cabruja, dalla sua storia alle sue passioni artistiche, un disco che scorre via per tutti gli amanti non solo della musica sudamericana ma della world music e del jazz.

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