Club, un gioiellino in stile Buckingum Palace

Autore: Bukingum Palce
Album: Club
Label: Autoprodotto

Lasciatemelo dire, Club è un gioiellino. I Buckingum Palace, dopo l’Ep Macedonia rilanciano e si fanno più decisi e composti negli arrangiamenti, sbaragliando la concorrenza con un disco dai riverberi ‘90s, pieno zeppo di note sensibili e lirismo in stile shoegaze.

Dopo gruppi come Cosmetic e Gomma, la sensazione che anche le chitarre velate e le incantevoli voci femminili in stampo emo si siano destate, finalmente. E con i Buckingum Palace, questa traiettoria è viva e si lascia andare nelle composizioni di Annalisa, Clara e Stefano, trio che sull’asse Milano/Lecce compie un passo in avanti nella scrittura e negli accordi, che in tratti come Caveau si fanno lisergici e senza fine.

I Buckingum Palace sono ragazzi che si fanno grandi, sorseggiando quel latte che, alle ore in cui i coetanei sono nei club, loro bevono sul divano con in testa i ritornelli dei Sonic Youth. In loro c’è un desiderio di rivalsa, mentre la spregiudicatezza dei vent’anni si fa legge nei testi criptici di Grande Mole e nella magia di Duttile (i Cucineremo Ciambelle che incontrano le distorsioni).

Un noise scarno ed essenziale con cantato in italiano è il loro cavallo di battaglia, alieno alle mode e denso di resilienza. Una strada ancora lunga li attende e gli darà ancora più spazio, in mezzo alle cavalcate post rock di Pabloo Onolis, lunghe e senza mid tempi. In Tsunami i tre amici si scatenano come in una jam session con Lou Barlow, ampliando le vedute e dimostrando di esserci anche quando la musica è prettamente strumentale e alza i toni a piacimento. Tutta farina del sacco di un gruppo che affina day by day le sue armi e il suo stile, magnetico quando in Cinnamon le chitarre si legano alle declamazioni della cantante Clara, sempre pronta a suonare la batteria e a innalzare la melodia sgraziata, mentre il basso di Annalisa scuote le anime di Kim Gordon e Stefano chiude il tutto con la sua chitarra. Tu lo sai , m io no, non lo so ancora, citando la loro poesia lo-fi della conclusiva Rigoglio/Fioritura.

Se non li avete mai ascoltati è il momento giusto per aprirvi ai Buckingum Palace, fatevi sotto losers.

Testo a cura di Andrea Alesse
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