Bright Lights Apart, la recensione di Post Utopia Soundscapes

Bright Lights Apart

Post Utopia Soundscapes

 

Elettronica rock con intermezzi techno e tanta energia per il trio veneto, alla seconda fatica con un disco dalla influenza space rock e dall’inclinazione futurista. Un disco che si intende di automazione, sostituzione robotica all’umano e distopia, abbandonando il confine della comfort zone per un desiderio di rivincita verso la musica melodica.

Esplosività a pacchi e rumore di fondo di una fabbrica abbandonata con i The Prodigy a guardia dell’uscio, per sette tracce di ossessione genuina e fuga dall’ordinario. Un metabolismo da ravers incardinato in battiti rock industrial, con la speranza di un futuro ormai alle spalle e una trance spasmodica ad effetti digitali. Da Rovigo sino allo spazio, quindi, con rifiuti delle modernità colpiti a bordate di tracce come Bad Morning Coffee e Metropolitam Poem, in un saliscendi di ritmi duri e metallici.

Ma il meglio viene alla fine, quando Miles-T (voce, synth e batteria), Slug (Synths) e Dave (chiatta e basso) scacciano l’incubo del controllo in Anthems for tge urban Hooligans, una storia di rivolta urbana che sarà il nostro pane quotidiano quando la terrà collasserà sotto i colpi della crisi ambientale e delle conseguenti emergenze umanitarie. Io sarò al posto giusto, con in mano una copia di Post Utopia Soundscapes.

Andrea Alesse

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