Biffy Clyro dal vivo al Fabrique: Milano, per una sera, è come Glasgow

Amazing performance e vade retro inutili critiche post chiamata Sanremo. Una lapidaria considerazione mi attanaglia al termine della performance dei Biffy Clyro al Fabrique. Solidità musicale scozzese e passione italiana, condita da molta attesa e pubblico chiaramente numeroso. Fondati nel lontanissimo 1995, prima erano gli Screwfish, gli scozzesi non fanno un passo indietro in termini di attitudine e forza espressiva, predicando nel live la loro esposizione sempre devota ad un rock complesso e ben suonato, ma sempre influenzato dalla prateria isolata delle lande dove loro registrano e trovano ispirazione.

Alternative rock, ma anche riff di crudezza e specialità caotiche che sono figlie del  loro ultimo album. Ellipsis, infatti, è il disco che ha la meglio e attrae maggiormente pezzi nel live meneghino, condito da un atmosfera a tratti hype a causa dei classici e fastidiosi smartphone immolati al cielo verso la sacralità rock in kilt e verve proveniente direttamente da Glasgow.

Un live show lungo e armonioso di 25 canzoni e rilevanti armonie che animano la platea, spinte da un trio che non si risparmia affatto. La longevità è la loro forza, costruita sin da subito su Wolves of winter, canzone energia che da inizio allo show con quel fuoco e quella melodia che non arranca neanche quando Neil si spoglia e rimane in preda ai suoi tatuaggi. Gli fa eco la violenza di In the name of Wee man, strano connubio tra hard rock e Kyuss meno stoner.

La poesia si materializza quando Re-Arrange arriva a scaldare cuori e abbracci, lanciando messaggi sicuramente più pop e meno acidi. La trasversalità dei Biffy Clyro è poi compiuta sulle note di Howl, amarcord song a con coro all’americana e i Foo fighters che echeggiano nell’aria. Qualche accenno di acustico non guasta ed ecco Medicine, in cui Neil si ricompone e trova maggiore empatia con le coppie intervenute e il loro credo negli scozzesi.

Il salto nel passato (2009) è comunque dietro l’angolo, con i brani di Only Revolutions che riportano in vigore un sound meno eclettico e con venature college rock, come in Bubbles, manifesto di epoca Biffy che già intonava talento e batteria all’unisono. Si chiude, dopo AnImal Style, con il sudore e la passione di Stingin’ Belle, giusto commiato ad una serata che dà l’arrivederci ad una band che attendiamo anche sulla prima rete, e chissà forse con un nuovo effetto Placebo.

Grazie a Vivo Concerti per l’invito

Testo a cura di Andrea Alesse

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