Bastava poco per rimanere vivi: Astro festival 2017

L’anno scorso eravamo tra i mosaici di Ferrara, floating points che fa ballare e Caribou che colora la notte.

Dietro il mix, l’imprevedibilità di Four Tet e la scheggia impazzita di Popolous.

Dopo un anno e molte segnalazioni tra le migliori guide ai festival dell’estate, ecco che Astro festival plana su Milano carico di quella pioggia che avrebbe rinfrescato un Magnolia palesemente torrido, quasi che il clima di Bangkok fosse stato esportato In Lombardia.

Tra techno ed elettronica, ci sono due palchi e tanta, tantissima gente, arrivata da tutto il nord operoso e oltre. Una Woodstock Electro trapiantata in riva all’Idroscalo, che tiene a bada le zanzare sin da quando si agitano Clap! Clap!.

Un orgia diosiniaca di suoni e dance tramortita da percussioni e stati di andirivieni ipnotico che ti accoglie proprio mentre la giornata va scemando e apre alle vampate di birra alla spina che bruciano tossine, tra un salto e un saluto al sole. Lo accompagna una band, per un set genialoide e privo di fronzoli. Insomma, dritti all’obiettivo: ballare e dimenticarsi del resto.

Con un intro indimenticabile, ecco poi Gold Panda, inglese padre di un sound che avvolge periferie e trazioni cosmiche, come in un dancefloor fatto per cancellare Brexit e cattive abitudini di isolamento britannico. Ipnotico e ossessivo, ha il suo tallone d’Achille nelle visioni a forma di mandala che sorreggono il suo show dietro alle sue spalle.

Poca cosa rispetto a pezzi quali You e Quitters Raga, per un Astro festival che fa vedere la sua prima vera stella.

Chi è arrivato alle 19 probabilmente sarà già stanco, ma dalle 22.30 alle 00.00 (i minuti sono veri e non lasciano spazio a sbavature) è il momento dei Moderat. Sodalizio affiatatissimo, è il centro propulsore di una serata che li attende e li venera. Tutti accalcati sotto il palco centrale, per gustarsi incredibili giochi di luce e flessioni spigolose di sognante kraut electronic sound. Moderat III la fa da padrone, con le mani tagliate di Errors e i luterani giochi di un trio intenso e maledetto. È già, maledetto. Perché ti lascia sbigottito per il suo show pianificato e reale, con gabbie colorate e un’attitudine che dai paladini di Brighton in poi non lascia più nessuno vivo al suo passaggio.

Mentre qualcuno prende la via di casa, e qualcun altro inizia invece a sudare freddo a causa della disidratazione, ecco che si riaprono le danze, per una combo d’altissima scuola sull’asse Dixon (puntine e acidità) e Daniele Baldelli, idolo di casa che fa cadere stelle in preda ad una boiler room danzereccia.

Impossibile non rimanere estasiati, è stato Astro Festival, bellezza!

Grazie a Dna Concerti.

Andrea Alesse

Gustatevi la gallery di Romano Nunziato

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